CASTELFIDARDO – Siamo abituati a vederlo correre e segnare sui campi da calcio, dove da bomber di razza quale è ha realizzato finora oltre 100 reti in 12 stagioni tra C2 e serie D, l’ultima delle quali con la maglia del Castelfidardo. Ma il gol più bello Saverio Pedalino l’ha messo a segno pochi giorni fa in Africa con il suo progetto di solidarietà “Un calcio alla povertà”, che da quattro anni lo vede impegnato in prima persona per aiutare famiglie e bambini africani.
Saverio, com’è nato questo progetto?
«Tutto è cominciato nel periodo in cui giocavo a Monopoli. Lì ho conosciuto un bambino di colore di nome Gabriel che viveva delle difficoltà importanti. Da quel momento ho deciso di dare un taglio benefico agli eventi che già stavo organizzando. Così terminato il campionato di calcio sono partito per l’Africa dopo aver raccolto diverse offerte da tante famiglie italiane. In questo momento abbiamo 39 bambini adottati a distanza che ogni anno vado personalmente a trovare».
Sei da poco tornato dalla tua ultima spedizione in Africa. Com’è andata?
«Sono partito a fine maggio e ci sono rimasto per due settimane. È il mio quarto anno in Africa e stiamo cercando di portare un aiuto concreto attraverso la realizzazione di una scuola. Attualmente è stata già realizzata un’aula e due pozzi per la raccolta dell’acqua, che è l’esigenza principale in questo momento in quei villaggi. Sto sostenendo anche altri due villaggi in Kenya dove vivono un centinaio di bambini attraverso un altro progetto che si chiama “La carriola del cuore” dove portiamo beni di prima necessità».
Come si può sostenere il tuo progetto?
«Invito tutti a visitare la mia pagina facebook che si chiama “Un calcio alla povertà” oppure direttamente il mio profilo, dove è possibile reperire tutte le informazioni necessarie. Bastano 25 euro per far vivere in maniera dignitosa una famiglia africana che mediamente è di tre figli».
Hai un sogno nel cassetto ancora da realizzare?
«Al di là del calcio, che ancora è la mia passione e la mia vita, questa attività mi sta dando grandissime soddisfazioni e per me è un motivo di grande orgoglio. Voglio portare a termine il lavoro che ho iniziato quattro anni fa e continuare ad aiutare attraverso i miei eventi tante altre famiglie, anche in Italia come sto già facendo nella mia città di nascita ad Avella. Ma il mio sogno, quando smetterò di giocare, è quello di aprire una scuola di calcio in Africa. Spero un giorno di poterlo realizzare».