ANCONA – Era la sua schiava più che sua moglie. Su di lei si accaniva se la cena non era pronta e se il pesce non era pulito. La denuncia della figlia l’ha salvata. Ad un giorno dalla celebrazione della giornata contro la violenza sulle donne, c’è una storia a lieto fine di una 40enne, madre di due figli (un maschio e una femmina) e sposata con un albanese. Per 14 anni ha subito i soprusi del marito che la picchiava, insultava e comandava rendendola ogni giorno più fragile. Un marito padrone ma anche un padre padrone che aveva iniziato ad usare le mani anche sulla figlia minorenne. Ed è stata proprio lei a salvare la madre chiamando la polizia all’ennesimo episodio consumato tra le mura domestiche. La donna è stata poi seguita dall’associazione “Donne & Giustizia” che ha uno sportello in via Cialdini (www.donnegiustizia.org).
Una sera di due anni fa l’uomo ha avuto da ridire sulla cena. «Non hai pulito il pesce», ha urlato. Poi si è accanito sulla moglie con pugni e schiaffi. La figlia ha alzato il telefono chiedendo l’intervento della polizia perché spaventata per la madre. Agli agenti la donna ha trovato la forza iniziale di raccontare i 14 anni vissuti quasi in schiavitù e con continui accessi al pronto soccorso per le percosse subite.
«Il caso è stato poi seguito dal nostro centro – spiega Roberta Montenovo, uno degli avvocati che fa parte di “Donne & Giustizia” – e ora la donna vive in tranquillità con i suoi due figli. Il marito, dal quale si è poi separata, ha scontato intanto 18 mesi di carcere».
Quando finiva in ospedale ai medici inventava la scusa che era caduta o che aveva sbattuto per una distrazione. «Quello che la limitava a denunciare – spiega Montenovo – era la situazione economica precaria, come accade a tante donne. Non sapeva come mantenersi perché non lavorava e anche se trovava qualche impiego erano tutte occupazioni che non le garantivano una autonomia economica». Per 14 anni mai una denuncia fino a quando non è intervenuta la figlia. Per il marito era una cosa normale e anche dopo la condanna ha sempre creduto di avere agito nel giusto.
«Spesso le donne temono di perdere i figli se denunciano – dice Montenovo – ma non è così. Nessuno toglie i figli alle madri. Nel caso di questa donna, il giorno stesso della denuncia è stata portata via dalla casa, insieme ai due figli, e portata in una casa rifugio fuori da Ancona dove ha vissuto un periodo. Oggi è ancora con i suoi figli e lavora. Uscirne si può».
Il centro, al quale ci si può rivolgere chiamando il numero fisso allo 071/205376 o anche al numero nazionale 1522, segue una media di 120 casi all’anno. Un numero costante che evidenzia come l’attenzione è da tenere alta.
«Notiamo che sono in aumento i casi che riguardano le minorenni – dice Montevovo – questo perché forse si è preso più coscienza e si vuole fermare la violenza appena questa si manifesta, senza attendere anni. Sono storie che riguardano adolescenti, tra fidanzati».
In prevalenza solo le italiane a rivolgersi allo sportello, che ha attivato anche un servizio per vittime di stalking, ma non mancano casi di straniere della fascia del nord Africa e quelle dell’est europeo.