Ieri, tre scosse di terremoto hanno interessato la Regione Marche: prima Cerreto D’Esi e poi a Sarnano. Il punto con il direttore della sede INGV dell’Unicam Emanuele Tondi.
«Alle 4:46 un terremoto di magnitudo 3,5 si è verificato poco a est di Fabriano (AN), tra Cerreto d’Esi (AN) e Poggio San Vicino (MC). Il terremoto, con ipocentro a 6 chilometri di profondità, è stato poi seguito da alcuni terremoti più piccoli di magnitudo inferiore a 2,0 – ricorda il direttore della sede INGV dell’Unicam -. Alle 17:09 e alle 19:15 due terremoti di magnitudo 3,2 e 3,4, rispettivamente, hanno interessato la zona di Sarnano in provincia di Macerata, con ipocentro più profondo, tra 23 e 25 km. Anche qui gli eventi principali sono stati seguiti da terremoti più piccoli di magnitudo inferiore a 2,6».
«Nel primo caso possiamo parlare di un singolo evento sismico, seguito da una breve e poco energetica sequenza di aftershocks, nel secondo caso di un piccolo sciame sismico, in quanto si sono verificati due eventi principali seguiti rispettivamente da aftershocks – prosegue Tondi -. Il contesto geologico e sismotettonico in cui si sono verificati gli eventi appena descritti è diverso, come per altro testimoniato dai meccanismi focali dei due eventi principali. A Fabriano si tratta di una faglia normale, localizzata nella crosta superiore e simile a quelle presenti lungo la dorsale appenninica che hanno generato gli eventi sismici del 2016. Mentre a Sarnano, che si trova nel settore esterno appenninico, la faglia è più profonda ed ha una componente sia trascorrente che inversa».
«Il terremoto storico di riferimento per Fabriano è quello del 24 aprile del 1741, mentre per Sarnano è il terremoto del 28 luglio del 1799, tutti e due con magnitudo stimata circa 6,0. Questa è considerata la massima magnitudo possibile per le due aree – prosegue il direttore -. Gli eventi sismici di Fabriano e Sarnano sono stati generati da piccole faglie e, vista la distanza, possiamo affermare che non hanno una correlazione tra loro. Inoltre, sono localizzati all’esterno della zona destabilizzata dai forti eventi sismici del 2016 e quindi non appartengono a quella sequenza sismica. Terremoti con queste magnitudo avvengono spesso in tante parti d’Italia, non possiamo sapere se anticipano qualche cosa di più importante, generalmente no, ogni tanto sì. Vale quindi l’unica raccomandazione utile e cioè di abitare e frequentare edifici non vulnerabili» conclude Tondi.