ANCONA – Didattica in presenza e socialità, sicurezza e distanziamento interpersonale. Sono questi i quattro punti cardinali verso i quali si muove il documento del comitato tecnico-scientifico istituito per l’emergenza coronavirus, contenenti le misure per il rientro a scuola a settembre. Quattro direzioni entro cui muoversi ricercando un equilibrio fondamentale per poter far riaprire gli istituti scolastici d’Italia, di ogni ordine e grado.
L’obiettivo del governo e del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è tornare a scuola in presenza, riportare gli studenti in classe. Per farlo però serviranno – secondo il ministro Lucia Azzolina – poche e semplici regole, soluzioni realizzabili che ci permetteranno di tornare tra i banchi in sicurezza. Una manovra complessa, se non altro per i numeri: sono 7,5 milioni gli studenti italiani suddivisi in 40 mila istituti; oltre 208 mila nelle Marche all’interno di 1300 scuole di tutta la regione. Vediamo quali sono queste indicazioni.
Nel documento del comitato tecnico-scientifico – a cui si unirà quello del comitato di esperti del Miur con gli spunti per la ripresa delle lezioni a settembre ma anche per innovare la didattica e il sistema dell’istruzione italiana – si legge innanzitutto del distanziamento fisico interpersonale di almeno un metro, considerando anche lo spazio di movimento. Questa distanza andrà garantita nelle aule, con una conseguente riorganizzazione della disposizione interna, ad esempio, dei banchi, ma anche nei laboratori, in aula magna, nei teatri scolastici. Si passa a due metri per le attività svolte in palestra. Interessati ovviamente sia gli studenti che i lavoratori della scuola.
All’ingresso non sarà necessaria la rilevazione della temperatura corporea, ma chiunque avrà una sintomatologia respiratoria o temperatura superiore a 37,5° dovrà restare a casa, per ridurre le possibilità di contagio.
Intenso il lavoro che dovrà essere fatto da ogni istituto per quanto riguarda la riorganizzazione di tutti gli spazi a disposizione per garantire il più possibile la didattica in presenza, anche in collaborazione con i territori e gli enti locali. Aule, laboratori, corridoi, bagni e altre stanze, ovviamente, andranno approfonditamente pulite prima della riapertura per poi passare a pulizie quotidiane. Per studenti, docenti e lavoratori saranno disponibili prodotti igienizzanti in più punti della scuola e si dovrà indossare la mascherina – sopra i 6 anni – per tutto il periodo di permanenza nei locali scolastici, tranne quando si fa attività fisica, durante il pasto o le interrogazioni. Stessa cosa per gli esami di Stato del II ciclo al via il 17 giugno prossimo. Sotto i 6 anni di età (gli alunni della scuola dell’infanzia) non si dovrà indossare la mascherina, né ulteriori dispositivi di protezione individuale (dpi).
Oltre al ritorno a scuola, più d’un occhio è stato gettato sull’aspetto della socialità: momenti come la ricreazione o il pranzo sono molto delicati perché da un lato sono quelli che completano la crescita e l’educazione sociale dei ragazzi, ma dall’altro presentano il maggior rischio di eventuali contagi da Sars-Cov2. Momenti da preservare, si legge nel documento del Cts, ma sempre garantendo il distanziamento attraverso la gestione degli spazi (valorizzando gli esterni quando possibile, anche per le attività motorie o didattiche), dei tempi di fruizione (tramite turni) e, in forma residuale, anche attraverso l’eventuale fornitura del pasto in “lunch box” per il consumo in classe, limitando gli assembramenti nelle aree comuni.
Anche la presenza dei genitori nelle scuole dovrà essere ridotta al minimo, privilegiando gli accorgimenti organizzativi per differenziare l’ingresso e l’uscita delle studentesse e degli studenti, attraverso lo scaglionamento orario o rendendo disponibili tutte le vie di accesso dell’edificio scolastico. Il che imporrà una piccola rivoluzione anche a livello di personale.
Regole queste che impongono serie valutazioni e riflessioni da parte dei dirigenti scolastici. Il nodo è la ricerca di un vero equilibrio tra l’esigenza di tornare nelle aule, la necessaria socialità dei ragazzi, il diritto alla salute e la tutela dei lavoratori. Sono già iniziati vari sopralluoghi da parte dei presidi, dei responsabili sulla sicurezza e del personale docente e ata, riuniti in coordinamenti scolastici; un ulteriore momento di confronto ci sarà nei prossimi giorni per la condivisione con tutto il personale della scuola (ognuna in maniera autonoma) dei vari protocolli adottati per ridurre la possibilità di contagi da sars-cov2 al rientro in classe. Le problematiche sono diverse: dall’organizzazione degli spazi già limitati per la maggior parte delle realtà scolastiche, alle risorse (economiche e umane) per poter procedere a questa rivoluzione del mondo della scuola; dalle responsabilità penali in capo ai dirigenti scolastici fino ad arrivare a una cultura, non di gestione, ma di prevenzione del rischio. Ci sono realtà da centinaia di studenti, altre da migliaia, per cui anche solo la creazione di un percorso separato tra ingresso e uscita rischia di divenire un grosso grattacapo. Senza contare il carico di lavoro, anch’esso da riorganizzare per non gravare solo su pochi.
Certo è, questo il commento di vari dirigenti scolastici, che questo periodo così grave e drammatico ha messo a nudo la scuola italiana, tra deficit economico-strutturali e forte risposta all’esigenza di innovazione che si è manifestata in questi mesi. Ma questo sistema scolastico è pronto alla riapertura? Tra i sostenitori convinti e i detrattori c’è di mezzo un clima ancora di incertezza per via delle linee guida appena varate, a sole due settimane dagli esami di stato, e per uno scenario epidemiologico ancora in divenire.
Scarica e leggi il documento del comitato tecnico-scientifico del 28 maggio 2020.