ANCONA – Le Marche verso una ordinanza restrittiva per tenere le scuole chiuse fino al 31 gennaio. È quanto emerge dal vertice del primo pomeriggio di oggi (4 gennaio) fra l’assessore all’Istruzione Giorgia Latini e il mondo sindacale e delle associazioni scolastiche. Con la rivisitazione dei parametri per la collocazione delle regioni nelle fasce di rischio, annunciato dal Governo, e l’indice Rt (trasmissione del virus) che nelle Marche sta salendo, la Giunta vara un’ordinanza restrittiva per non riaprire le scuole il 7 gennaio al 50%.
Un’iniziativa che verrà assunta per calmierare la curva epidemiologica in salita. L’ordinanza che il governatore Francesco Accquaroli si starebbe apprestando a siglare, dopo la Giunta di questa sera, lascerebbe la didattica a distanza al 100% per gli studenti delle scuole superiori fino al 31 gennaio, per cui nelle Marche a differenza di altre regioni non si tornerebbe sui banchi il 7 gennaio. Da precisare che per gli altri ordini e gradi di scuola, materna, primaria e medie le lezioni proseguiranno regolarmente dopo la pausa natalizia. Una posizione condivisa anche dal mondo scolastico.
L’assessore Giorgia Latini spiega che si tratta di un provvedimento preso alla luce del giro di vite sugli indici Rt. «Abbiamo lavorato per riapertura al 50% su parametri diversi – spiega l’assessore Latini – , il tavolo delle rappresentanze degli studenti, dei genitori, dei presidi, dei sindacati con l’Ufficio Scolastico regionale è stato concorde a posticipare al 50% il rientro sui banchi per le scuole superiori».
«Il Governo prima ci da dei parametri sulla riapertura della scuola al 50%, parametri sui quali abbiamo lavorato – prosegue Giorgia Latini – e poi due giorni prima ci cambia gli Rt». L’assessore definisce «gravissimo» il fatto che «due giorni prima della riapertura il Governo restringa gli Rt».
Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp) Riccardo Rossini si dice «d’accordo» con l’ipotesi dell’ordinanza: «Pensiamo che sia un contributo che la scuola deve dare in questo momento difficile. Capiamo che per gli studenti non è un momento semplice e che la didattica a distanza li sta logorando, ma non è questo il momento per tornare a scuola». Il problema è quello dei contagi in salita, «la scuola è un luogo di assembramento, lo dicono anche gli statisti» che analizzano i dati della diffusione del virus. Secondo il presidente Anp la scuola è un veicolo di contagio per le dinamiche che vi sono legate, come quella dei trasporti, «una filiera» che contribuisce alla diffusione della pandemia da covid-19, «inutile nascondersi dietro un vetro».
A suscitare preoccupazione è anche la cosiddetta “variante inglese” che secondo gli esperti attecchirebbe con maggiore facilità fra i ragazzi. «Il virus non fa distinzione fra un assembramento a scuola e quello di un pub – conclude Rossini -, anche se il primo è più nobile».