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Scuole pronte alla riapertura, in teoria. Tinazzi: «Non siamo noi a decidere ma l’andamento pandemico»

A pochi giorni dall'ipotetico ritorno a scuola in presenza, non si placano le polemiche tra favorevoli e contrari. «Il fatto che in altre nazioni, come Germania o Francia, la scuola abbia chiuso nuovamente i battenti non può lasciarci indifferenti»

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PESARO – A pochi giorni dal ritorno a scuola in presenza in Italia per le scuole di secondo grado non si placano le polemiche tra favorevoli e contrari. Ad alimentare il dibattito anche il clima di incertezza su come la direttiva del Governo, che avrà validità fino al 15 gennaio, sarà recepita. Le Marche sembrano optano per prolungare la didattica a distanza fino al 31 gennaio.

Nonostante il crescente fronte dei contrari, nelle ultime ore la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha ribadito il ritorno a scuola degli studenti delle superiori al 50%: «Posso confermare la volontà del governo di riaprire. Avremmo voluto farlo a dicembre, ma abbiamo rimandato su richiesta delle Regioni – e ancora -. Abbiamo collaborato: ora è arrivato il tempo di tornare in classe. La scuola è un servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi né pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza».

Dello stesso avviso l’immunologa Antonella Viola: «I dati dell’Istituto superiore di sanità hanno dimostrato che gli studenti non sono un amplificatore dei contagi e se si seguono regole rigorose è possibile, anzi fondamentale, che i ragazzi tornino in classe».

Tra i contrari però non mancano voci autorevoli come Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica e direttore scientifico degli Istituti Maugeri e consulente del Ministro della Salute Roberto Speranza: «Andrebbe rimandata almeno fino a metà gennaio. Come tutte le riaperture del resto. Trovo giusto correlare le regole al livello di contagio, solo che si intravede un’evoluzione negativa della pandemia. La mia impressione è che entro due settimane avremo un aumento del contagio non banale».

Vale la pena sottolineare come il ritorno a scuola, nella provincia di Pesaro, riguarderà circa 6500 studenti. Un vero e proprio esercito su cui bisognerà vegliare affinché i protocolli – dai trasporti alla permanenza scolastica – siano rispettati e funzionali al contenimento pandemico. Nonostante la macchina della sicurezza stia cercando di eliminare qualsiasi variabile pericolosa attraverso la riorganizzazione del trasporto pubblico locale o le nuove regole elaborate al tavolo prefettizio – che prevedono anche la collaborazione fra agenti della polizia locale e personale di Protezione civile per presidiare le fermate bus, i punti di carico-scarico dei ragazzi e le aree parcheggio adiacenti alle scuole negli orari di entrata e uscita – le paure dei più non sembrano placarsi.

Lo testimoniano le oltre 140mila firme della petizione UnsicNon riaprite le scuole in presenza” rivolta al governatore Acquaroli: «La didattica a distanza, pur con i suoi limiti, ha garantito continuità d’insegnamento – spiegano dall’Ufficio comunicazione dell’Unsic -. Riaprire equivale alla certezza di ricominciare con tamponi, contagi, quarantene, sanificazioni, discontinuità didattica, ricreazione chiusi in classe e un clima generalizzato di ansia e preoccupazione. Tutto ciò accentuato dalle prime influenze stagionali e dalla consapevolezza che basterebbe qualche altra settimana per riaprire in una condizione resa migliore dalla crescita delle vaccinazioni e dai primi farmaci monoclonali. I problemi saranno accresciuti dalle turnazioni, che appesantiscono il lavoro e l’esistenza stessa dei docenti, ma inficiano anche il tempo per i compiti, le attività pomeridiane scolastiche ed extrascolastiche, ad esempio i corsi di lingua o le lezioni specifiche di supporto per tanti studenti con disturbi di apprendimento che avevano trovato beneficio con la Dad».

Marcella Tinazzi
Marcella Tinazzi

Al riguardo abbiamo chiesto la propria opinione alla Dott.ssa Marcella Tinazzi, dirigente dell’Ufficio scolastico Regionale per le Marche: «Non siamo noi a decidere, quanto l’andamento pandemico, ovvero la lettura costante e aggiornata nella nostra regione e nelle nostre province: ogni decisione va tarata in base a questo fondamentale criterio di sicurezza. Il fatto che già in altre nazioni, penso alla Germania o alla Francia, la scuola in presenza abbia già chiuso nuovamente i battenti non può certo lasciarci indifferenti. So che non mancano le polemiche al riguardo, soprattutto da parte di alcune associazioni di genitori che giustamente e comprensibilmente chiedono chiarezza; il fatto è che l’indecisione che connota il nostro agire non dipende da noi ma da chi ci dice cosa dobbiamo fare. La scuola è pronta, può riaccogliere tutti ed anche i trasporti si sono attrezzati per servire al meglio il 50% degli utenti. Se i dati in nostro possesso, mi riferisco all’andamento pandemico, ci dicono che non è il caso ci comporteremo di conseguenza».