SENIGALLIA – Contro il chiacchiericcio velenoso si era espresso don Paolo Gasperini, il parroco della chiesa di Santa Maria della Neve (Portone) durante i funerali di Emma Fabini. A sua volta era poi intervenuto il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi che aveva chiesto rispetto per le vittime della discoteca e di non ergersi a giudici della vicenda, tanto meno delle questioni educative che spettano solo ai genitori. Appelli però caduti nel vuoto in più d’una occasione, come quella che ha dovuto ascoltare la mamma di Daniele Pongetti, il 16enne morto sotto la calca della Lanterna Azzurra.
Proprio lei ha raccontato sul gruppo facebook “Sei di Senigallia se…” l’episodio avvenuto nella serata tra lunedì 17 e martedì 18 dicembre, relativo alla tragedia della discoteca Lanterna Azzurra Cubbing: «Questa sera ero seduta in un locale pubblico con mio marito, mia figlia, il ragazzo e altri due amici di mia figlia – racconta Donatella Magagnini – e non ho potuto non ascoltare i discorsi fatti da persone sedute al tavolo a fianco. L’argomento era la tragedia della Lanterna… Eh certo non si parla d’altro».
«Ho cercato di trattenermi dall’alzarmi ad andare a zittire questi “signori” che non facevano altro che parlare di questi ragazzi debosciati che ascoltano questi rapper dalle canzoni piene di parolacce, di ragazzi che vanno in discoteca ad ubriacarsi e drogarsi. Il vero problema della vicenda accaduta è che quei ragazzi sono andati a divertirsi in discoteca che però persone grandi e cosiddette “competenti” del campo dovrebbero tenere sotto dovute norme di sicurezza, ma che invece chissà mai per come o per chi non lo fanno. Cari signori, prima di aprire bocca dategli fiato. Azzittitevi fate più bella figura. Sono la mamma di Daniele Pongetti e vado fiera di mio figlio».
Diversi i commenti di solidarietà espressi da tanti senigalliesi verso la signora Magagnini e verso le vittime di una tragedia che non doveva accadere. Da chi discolpa i ragazzi presenti per qualsiasi tipo di musica ascoltassero, a chi abbraccia virtualmente i genitori che hanno perso i propri figli in una discoteca.
Sempre dal sindaco Mangialardi sono arrivate durante la fiaccolata di domenica 16 dicembre anche pensieri importanti «su come basti un solo attimo per compromettere le vite dei nostri figli. È necessaria una riflessione che investa anche il tipo di offerta, sia culturale che ludica, che mettiamo a disposizione dei nostri giovani, e che non deve tradursi nella solita paternalistica censura, buona solo a erigere muri tra generazioni, ma nella capacità di parlarsi tra genitori e figli, tra istituzioni e giovani, e di confrontarsi sui valori che ci uniscono. Anche perché oggi più che mai, sono convinto che è da questa generazione, così segnata dal dolore e dalla tragedia, che abbiamo bisogno di ripartire».
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