FILOTTRANO – «Ciao Capitano. Siamo allo stadio, nel tuo stadio. Perché solo qui potevamo starci tutti. Sopra di noi c’è il sole. E anche le nuvole hanno scelto di restarsene in disparte». A Filottrano, oggi pomeriggio, il tempo si è come fermato. Un folla silenziosa si è ritrovata al campo sportivo San Giobbe per tributare l’ultimo saluto al proprio figlio, fratello, amico, al campione Michele Scarponi. Davide Cassani, commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo, è riuscito probabilmente a riassumere in poche parole l’emozione di un’intera comunità. Appena terminato il suo toccante discorso, l’ex ciclista ha tirato fuori la maglia della nazionale per appoggiarla sopra al feretro, imponente al centro dello stadio. «Sei morto da capitano».
Tutt’attorno, i tanti che conoscevano l’Aquila di Filottrano, che con lui sono cresciuti, che hanno scambiato qualche battuta e innumerevoli sorrisi, una delle sue più belle caratteristiche, che hanno pedalato fra le colline della Vallesina. Accanto al feretro, la moglie Anna, i due figli Tommaso e Giacomo, i genitori Giacomo e Flavia, i fratelli Marco e Silvia. «Sabato Michele si stava allenando per il Giro d’Italia, che avrebbe affrontato da capitano della sua squadra – ha ricordato il sindaco di Filottrano, Lauretta Giulioni, al fianco del presidente regionale, Luca Ceriscioli -. Si allenava con tutti, il nostro campione e nostro orgoglio, sia con i giovani talenti che con gli amatori più attempati che incontrava lungo la strada, che poi magari si vantavano di aver percorso qualche metro con lui. A noi il dovere di ricordarlo, non mancheranno le iniziative in suo nome. Perché Filottrano è la città di Michele Scarponi». Un pensiero anche all’artigiano che lo ha travolto con il suo furgone, non avendolo visto sopraggiungere. «Abbiamo il compito di stringerci anche attorno alla sua famiglia», ha evidenziato la Giulioni, accompagnata dall’applauso degli oltre settemila accorsi allo stadio.
C’erano davvero tutti. In prima fila, fra gli altri, Vincenzo Nibali, che grazie a Scarponi, trasformatosi per l’occasione in gregario di lusso, ha vinto l’anno scorso il Giro D’Italia. C’era poi Peter Sagan, c’erano i compagni di squadra dell’Astana, Fabio Aru in testa. Non poteva mancare l’amico Roberto Mancini, ex calciatore ora allenatore che sovente, approfittando delle origini comuni, si concedeva qualche pedalata con il campione filottranese. «Viva l’amore, viva la vita, viva Michele, viva il ciclismo», ha urlato al microfono, Luca Panichi, altro esempio di tenacia.
A celebrare la funzione religiosa il cardinale Edoardo Menichelli, che si è soffermato sul diritto al dolore e al pianto, sulla speranza e sull’esigenza di ricordare. «Nelle gambe di mio fratello non c’erano solo i duri allenamenti, ma c’era la spinta di una comunità intera, la storia contadina fatta di sacrifici, coraggio e determinazione – ha sottolineato Marco Scarponi, il fratello -. Grazie a tutti per l’affetto dimostratoci». “Grazie, grande amico”, è anche il messaggio che campeggia nella sede del Fan Club.
«Non ti avevo mai convocato, ma venerdì ci eravamo parlati – ha rivelato coach Cassani – e ti avevo detto che avrei avuto bisogno di te a Innsbruck nel 2018. Tu hai sorriso e l’ho preso come un sì. Questa è la maglia, tu al Mondiale sarai uno dei nostri». Condoglianze anche da Eddy Merckx. «Non hai vinto come lui – ha sottolineato sempre Cassani rivolgendosi per l’ultima volta a Scarponi –, ma per tenacia, generosità e atteggiamento sul lavoro sei identico a lui. Ciao capitano».
A una manciata di metri da Filottrano, quella curva maledetta. Ora colorata di fiori e ricordi. Michele, Filottrano e le Marche non ti dimenticano.
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