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Singles’ Day, tra app, sesso virtuale e nuove consapevolezze. Il punto con le esperte

Rispetto al passato la 'singletudine' oggi non è più un destino, ma una scelta. Un fenomeno in crescita così come sono in aumento le coppie che non vivono insieme

Smartphone (Foto di Pexels da Pixabay)

ANCONA – In Italia il 33% delle famiglie è composto da una sola persona e 1 su 5 ha meno di 45 anni. Il dato emerge dall’Osservatorio Ipsos in occasione del Singles’ Day (Giorno dei Single) che ricorre oggi – 11 novembre. Secondo l’istituto di ricerca nei prossimi 20 anni il fenomeno tenderà a crescere ulteriormente: + 17% di persone sole, + 9% di genitori soli, mentre parallelamente registrerà una flessione il numero delle coppie con figli (-18%).

Rispetto al passato la ‘singletudine’ oggi non è più un destino, ma una scelta consapevole. «Spesso si tratta di persone che si sono separate – spiega la psicoterapeuta Alessia Tombesi – e che decidono anche consensualmente di porre fine alla convivenza, una scelta che riguarda sempre più coppie, anche in età più avanzata». Oggi ci si separa «anche dopo i 60 anni di età, mentre in passato era una scelta che si tendeva a fare in età più giovane per ricostruirsi una vita. Adesso non c’è più il timore di restare da soli, neanche fra i giovani, che prima di formare una coppia ci pensano approfonditamente e aspettano di conoscere qualcuno con cui si trovano davvero bene. Fra i trentenni non c’è più la corsa al matrimonio e a fare i figli entro una certa decade, si preferisce fare esperienze».

Insomma, c’è molta più consapevolezza. A dilagare è anche il fenomeno delle coppie Lat, Living Apart Together, ovvero le coppie che sono legate da una relazione, ma che non vivono insieme. In questo caso si tratta frequentemente di persone con figli e con alle spalle una convivenza o un matrimonio finito, per cui quando stringono una nuova relazione preferiscono abitare in case diverse «trascorrono del tempo insieme e possono anche dormire insieme alcune volte a settimana, ma l’autonomia predomina, anche se nel rispetto dell’altro. Possono anche essere persone single che stanno bene da sole e che preferiscono vivere da sole anche se hanno un partner. In genere sono le coppie che funzionano meglio».

Negli anni c’è stata un’evoluzione del concetto di single: «Se in passato – prosegue la psicoterapeuta – quando si era raggiunta una certa età sembrava scontato dover mettere su famiglia, oggi non è più così, sono caduti molti pregiudizi e l’essere single non è più percepito come una vergogna, tutt’altro». La coppia non è più un punto di arrivo nell’esistenza di una persona, ma diventa corollario di una esistenza che si cerca di vivere appieno, raggiungendo traguardi professionali e personali, da condividere con chi si sente veramente affine e non solo per consuetudine.

Certo, non tutto è rose e fiori e c’è anche il risvolto della medaglia fatto di incertezze e difficoltà economiche. I single devono affrontare da soli l’aumento del costo della vita e le altre spese che non possono essere condivise in una coppia, ovviamente con l’inflazione che galoppa questo è ancora più complesso. E infatti dal report Ipsos emerge che l’83% dei single sostiere che è importante pianificare i risparmi per il futuro, mentre per il 45% è difficile mantenere il proprio tenore di vita.

Oltre all’aspetto economico c’è anche il rischio di scivolare nell’isolamento sociale: molti si astengono dall’andare a cena da soli, dal viaggiare da soli o anche solo dall’andare al cinema da soli, esperienze che la singletudine sembra frenare. Un isolamento che si cerca di evitare ricorrendo alle App di Dating, importanti strumenti per ampliare la cerchia delle proprie amicizie e perché no anche per trovare l’anima gemella. «Difficilmente i single si conoscono con altri single in un locale, più frequentemente l’approccio avviene sui social network o sulle app – conclude Alessia Tombesi – con la pandemia questa modalità ha preso sempre più campo e oggi le persone prima si studiano sui social e solo dopo si incontrano di persona, ovviamente se ci sono punti in comune».

L’approccio online viene utilizzato non solo per incontrarsi ma anche per il sexting, il ‘sesso virtuale’. Secondo l’ultimo rapporto Censis-Bayer sui comportamenti sessuali degli italiani 1,6 milioni di persone tra i 18 e i 40 anni non fanno sesso, si tratta dell’11,6% del totale.

Un fenomeno che secondo la sessuologa dottoressa Marianna Agostinelli è legato al nuovo stile di vita incentrato sulla virtualità. «Lo smart working, gli acquisti online – spiega – la vita incentrata sulla rapidità, sull’avere tutto a portata di click, sta facendo venire meno le competenze relazionali e sociali. Rispetto al passato c’è molto più isolamento, anche tra i ragazzi. Basta vedere cosa succede al ristorante dove i ragazzi anche se seduto alla stessa tavola, invece di parlarsi di persona si scambiano messaggi con lo smartphone».

«Tutto si basa sull’immediatezza, sul click – prosegue Agostinelli – e il raggionamento viene meno, per cui con questa impostazione quando anche si conosce qualcuno diventa difficile instaurare una relazione perché mancano le competenze per farlo, è venuto meno il rapporto umano e anche il sesso si è spostato nella dimensione virtuale».

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