Attualità

«La ricostruzione coinvolga i cittadini»

A chiederlo è il Laboratorio Sociale Fabbri che ha organizzato un incontro sul tema per il 16 febbraio prossimo nella sede in Spiazzi di San Nicolò. Sarà presentato il libro di Silvia Pitzalis

I danni del terremoto nel Centro Italia

FABRIANO – Il terremoto e la gestione dell’emergenza. Riflessioni attorno ai poteri e ai contropoteri nel sisma, questo il tema scelto per l’incontro organizzato dal Laboratorio sociale Fabbri di Fabriano. La manifestazione è in calendario per il 16 febbraio prossimo alle 18:30, nella sede del collettivo in Spiazzi San Nicolò.
Il programma dell’incontro prevede la presentazione del libro, “Politiche del Disastro. Poteri e contropoteri nel sisma emiliano”, di Silvia Pitzalis, dottoressa di ricerca in antropologia – Università di Bologna. L’introduzione del libro è disponibile gratuitamente.

Successivamente, seguirà un dibattito con la rete Terre in Moto Marche, una realtà di attivisti e cittadini che interviene sulle problematiche legate al recente terremoto, andando oltre gli ambiti comunali. «Un percorso inclusivo e propositivo che sia in grado di raccontare quanto sta accadendo, informare ed intervenire. Con un’idea di ricostruzione che deve essere rapida e soprattutto degna, non diretta esclusivamente ad una mera sopravvivenza ma orientata verso la tutela del territorio e non mossa da logiche di profitto».

A seguire, aperitivo-cena con prodotti del territorio
«Da evento considerato generalmente come “eccezionale”, il cataclisma si palesa come un catalizzatore e un rivelatore di crisi sociali e politiche più profonde. Questo nella misura in cui esso, nel suo manifestarsi, si palesa come generatore di profondi conflitti tra chi ne elabora le definizioni e le rappresentazioni e chi ne è soggetto; tra coloro che sono chiamati a gestirli e i destinatari degli interventi progettati. […] Il disastro non ha solo un’azione distruttiva sullo spazio fisico, ma determina un ripensamento e una riedificazione del sistema sociale, culturale e politico di riferimento». Inizia in questo modo il libro di Silvia Pitzalis, con il quale l’autrice indaga il rapporto tra disastri naturali e relazioni politiche. A seguito di uno studio approfondito della gestione dell’emergenza e dei processi di ricostruzione seguiti al sisma emiliano del 2012 viene evidenziato come le procedure di intervento istituzionali in situazioni emergenziali siano oramai sempre più tese ad affidare al settore privato la gestione del post-disastro, istituendo modalità di azione che rientrano nel paradigma della “shock economy” (Klein 2007). Si assiste infatti a processi di dilatazione delle tempistiche di ricostruzione e rilocazione della popolazione, favorendo azioni presentate come soluzioni migliorative della sicurezza e dello sviluppo socio-economico, che non sempre rispondono alle esigenze reali delle popolazioni colpite.

«Il disastro – si legge nella nota di presentazione dell’evento organizzato dal Fabbri – viene a configurarsi come possibilità per le istituzioni di applicare specifiche strategie politiche e tecniche di governo che, da un lato, limitano le capacità economiche dei singoli, il loro accesso ai mezzi di sussistenza e alle risorse del territorio e, dall’altro, depotenziano la capacità auto-organizzativa delle popolazioni, restringendo sempre più gli interstizi all’interno dei quali produrre letture e rappresentazioni che provengano dai diretti interessati. Questo utilizzo strumentale della catastrofe oltre che incrementare la vulnerabilità dei soggetti, determina e amplifica stati di incertezza e precarietà che nutrono e definiscono il dissenso in forme contestualmente determinate. Il caso emiliano – come del resto si sta configurando quello del recente terremoto in centro Italia – è fortemente caratterizzato dall’estromissione del soggetto dalla gestione dell’emergenza e dalla ricostruzione. Trapela infatti una mancata – quando non negata – presenza del ruolo attivo dei terremotati dalle rappresentazioni e dal dibattito sul sisma».

Ma, in questo contesto «emergono anche delle forze di contestazione alla logica istituzionale, incentrate su meccanismi di solidarietà e sulla considerazione reale della voce e delle richieste dei terremotati. Si pensi al lavoro di agenti non governativi come le Brigate di Solidarietà Attiva che da anni si impegnano nell’intervento in situazioni emergenziali e nel supporto alla popolazione locale. Allo stesso modo, a seguito del recente sisma in centro Italia, si sviluppano anche altri attori come la rete Terre in Moto Marche, che si pone l’obiettivo di portare a livello istituzionale le istanze dei terremotati».

La manifestazione del Laboratorio sociale Fabbri sarà, dunque, «un’occasione di apprendimento dell’esperienza diretta e di lettura del fenomeno sismico, letto in una chiave prettamente politica, che pone in evidenza un quadro di poteri e rappresentazioni discordanti. Un gioco che corre il rischio di tramutarsi in un impatto negativo per le condizioni di vita delle popolazioni terremotate. Quali proposte e quali vie di intervento emergono da questi luoghi? Come dargli voce? Quali pratiche di autorganizzazione delle comunità locali potrebbero essere valutate? Domande aperte, che necessitano di un’attenta riflessione. Un percorso che intendiamo intraprendere per sviluppare strumenti di azione che siano legati alla volontà che emerge da quei territori che oggi rischiano di essere lasciati a sé stessi».