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«Solo un gioco», interrogati i cinque coetanei

Sono stati sentiti dai Carabinieri di Osimo i ragazzi sospettati di aver aggredito il 18enne con sindrome di down. Il padre del giovane chiede verità

OSIMO – Proseguono le indagini dei Carabinieri di Osimo per venire a capo della vicenda che ha coinvolto il ragazzo con sindrome di down aggredito da alcuni compagni nei giorni scorsi. Davanti ai militari guidati dal maresciallo Marcello Iarba sono finiti i cinque ragazzi di Offagna sospettati di essere gli autori della violenza per essere interrogati sulla vicenda. Alle forze dell’ordine hanno ribadito la loro versione dei fatti fornita in precedenza anche al dirigente scolastico dell’Istituto Alberghiero Gabriele Torquati: si sarebbe trattato dunque solo di un gioco escludendo atti di bullismo.

Per delineare i contorni di una storia che sta assumendo le tinte di un giallo i carabinieri hanno ascoltato anche i testimoni che avrebbero assistito alle vessazioni avvenute davanti al maxiparcheggio. Al vaglio degli inquirenti, inoltre, anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza dalle quali potrebbe emergere già da oggi la verità su questo increscioso episodio.

Non hanno dubbi i genitori del ragazzo aggredito che chiedono spiegazioni sulle cause di alcuni lividi al collo e al petto del figlio. Di parere totalmente opposto i famigliari dei cinque giovani, sentiti dai carabinieri che, invece, difendono a spada tratta i loro figli affermando che « hanno sempre aiutato il ragazzo down e non meritano di pasare per bulli».

Pronta la replica del padre della vittima: « So che qualche ragazzo è stato di supporto a mio figlio e quindi non deve temere nulla, ma qualcuno quei lividi li ha pur provocati e voglio capire cosa è successo. Di certo mio figlio non è autolesionista come qualcuno vuole far credere e se lo fosse perchè allora i docenti non l’hanno mai segnalato prima?». Il genitore definisce l’aggressione «La goccia che ha fatto traboccare il vaso perchè quell’episodio è solo uno dei tanti che ha visto mio figlio vittima di vessazioni».

Secondo il papà del ragazzo «se sono stati dei giochi, come questi cinque ragazzini, sostengono, allora evidentemente qualcosa non ha funzionato e la situazione è sfuggita di mano per questo serve chiarezza e giustizia una volta per tutte». La famiglia del giovane coinvolto ha ribadito di voler solo «proteggere il figlio che è terrorizzato e per ora non vuole tornare a scuola. Mentre andrebbe aiutato a reintegrarsi». Annunciano, inoltre, di essersi rivolta ad un avvocato per far valere le proprie ragioni.