STAFFOLO – Una “Giornata della memoria” in cui la commemorazione delle Forze armate del 4 novembre, dei caduti di tutte le guerre e il ricordo dell’appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci, nato a Staffolo e trucidato con gli uomini della scorta di Aldo Moro nell’attentato di via Fani del 16 marzo 1978 si sono uniti in un unico toccante momento di condivisione. Grande partecipazione questa mattina 5 novembre al Teatro Cotini di Staffolo per la “Giornata della memoria” organizzata dal Comune, dall’associazione “Domenico Ricci per la memoria dei caduti di via Fani” e la sezione Anc Domenico Ricci di Staffolo e San Paolo di Jesi con il patrocinio del Consiglio regionale delle Marche, Provincia di Ancona, Comune di Staffolo e Associazione Domenico Ricci. Una giornata in cui bisogna esserci, perché la memoria va alimentata sempre.
Hanno risposto all’invito del sindaco di Staffolo Sauro Ragni il Prefetto di Ancona Darco Pellos, il Comandante della Legione Carabinieri Marche Generale di brigata Salvatore Cagnazzo, il Generale Tito Baldo Honorati ispettore regionale Anc, il consigliere dell’Assemblea legislativa delle Marche Antonio Mastrovincenzo, il presidente della Provincia Daniele Carnevali. Tante le autorità militari: dal comandante provinciale dei Carabinieri di Ancona Colonnello Carlo Lecca, al comandante della Compagnia Carabinieri di Jesi capitano Elpidio Balsamo con il nuovo comandante della Stazione di Staffolo Antonio Pinca. A rappresentare la Questura di Ancona, il dirigente del Commissariato di Pubblica sicurezza di Jesi vice questore Mario Sica. Presenti i sindaci della Vallesina con la fascia tricolore e in rappresentanza dell’Ufficio scolastico regionale il professor Giovanni Russo. E poi loro, il cuore della giornata cui la memoria va consegnata: i ragazzi. Erano presenti cinquanta studenti dell’Istituto comprensivo “Bartolini” di Staffolo e Cupramontana, le quinte classi dell’Istituto Ipsia Giuseppe Benelli di Pesaro.
Il sindaco Sauro Ragni, col cuore che ancora batte per i suoi trascorsi giovanili nella Benemerita, ha sottolineato come per il secondo anno questa giornata di ricordo dell’appuntato Domenico Ricci coincida con il ricordo delle vittime delle guerre, delle stragi, del terrorismo e delle mafie grazie all’inaugurazione di due monumenti che hanno posto il piccolo Comune di Staffolo all’attenzione del mondo, come capitale della memoria degli anni di piombo. Grazie al Muro della memoria con i nomi delle 381 vittime delle stragi, del terrorismo, delle mafie e del dovere; e l’installazione dedicata alle vittime della Strage di via Fani, il Comune è stato insignito dalla Regione Marche del riconoscimento di “Capitale della memoria” con un intervento legislativo (Legge 9 maggio 2022) che regolamenta anche il sostegno alle vittime del dovere e ai loro familiari. Un percorso importante, fatto di tanti passi.
Importante il contributo del Prefetto Darco Pellos che si è rivolto in particolare agli studenti: «Voglio rivolgere un messaggio ai giovani, nella memoria di Domenico Ricci: non considerate nessuna situazione come statica, democrazia e libertà vanno conquistate ogni giorno – il monito del Prefetto – il principio di libertà, l’unità nazionale vanno difesi». Di forte impatto emotivo anche la riflessione del Generale Salvatore Cagnazzo: «ricordare dopo 44 anni l’appuntato Domenico Ricci, qui nella sua Staffolo e alla presenza dei suoi figli Giovanni e Paolo, è un privilegio. Quel giorno lontano del 16 marzo 1978 avevo 12 anni, ero un ragazzo come voi – rivolgendosi agli studenti – alla notizia della morte della scorta dell’onorevole Aldo Moro e del suo rapimento, ricordo il terrore negli occhi di grandi e piccoli. E’ lo stesso terrore che avete vissuto voi con il Covid, un terrore che non dimenticherete mai. Non potevamo più essere felici, non si poteva più uscire di casa per la paura degli attentati e dei conflitti a fuoco. Dobbiamo ringraziare le persone che hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà, grazie al loro sacrificio noi oggi viviamo liberi dalla paura e dal terrore. Ecco il bene comune che la famiglia Ricci ha lasciato a questa comunità e all’Italia con il sacrificio del padre».
Il consigliere Mastrovincenzo ha sottolineato come la memoria sia al centro dell’attività dell’Assemblea legislativa delle Marche, così come il presidente della Provincia Daniele Carnevali ha sottolineato che «tre parole debbono essere impresse in noi: vittime, memoria e libertà. Qualsiasi popolo del mondo aspira alla libertà, l’esercizio della memoria serve a questo: la libertà va conquistata ogni giorno, costa sacrificio e dobbiamo ringraziare chi ce l’ha data».
Testimonianze importanti – coordinate dal giornalista Andrea Brunori – sono state anche quelle di Pasquale Trabucco, tenente e ideatore della petizione per sensibilizzare istituzioni e cittadini per il ripristino della festa nazionale del 4 novembre quale “Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate” e del giornalista-scrittore Salvatore Lordi autore del libro “Anni bui. Storie sconosciute di uomini in divisa ammazzati dal terrorismo dal 1956 al 1980”. Pasquale Trabucco ha raccontato della sua marcia in giro per l’Italia, 43 tappe a piedi e in solitaria da Predoi Bolzano a Portopalo di Capo Passero in provincia di Siracusa per deporre fiori ai monumenti dei caduti e incontrando cittadini, studenti e istituzioni. Dopo l’omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria, l’ultima firma sulla bandiera è stata quella del sindaco di Roma Virginia Raggi, bandiera consegnata all’assessore al centenario di Vittorio Veneto, Barbara de Nardi, per la custodia nel sacrario delle Bandiere di Serravalle di Vittorio Veneto.
Nella giornata del 4 novembre, l’annuncio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che il 4 Novembre già definito Giorno dell’Unità Nazionale divenga anche Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Toccante il video realizzato da Salvatore Lordi sulle testimonianze dei familiari delle vittime del terrorismo: mogli, figli, genitori, fratelli che cristallizzano in poche parole dei ricordi di vita, di amore, di famiglia con i loro cari ammazzati brutalmente dal terrorismo. Parole cariche d’amore, lacrime e domande. Tra quelle testimonianze c’è anche la voce di Giovanni Ricci, che ha ricordato il papà Domenico «le poche volte che era a casa con me, mio fratello e mamma. Ricordo quella volta che, il giorno dell’Epifania, nella casa dei nonni materni a Ostia, lasciava regali e dolci sulla stufa: erano del Natale che non avevamo fatto insieme, del capodanno e delle feste quando lui non c’era mai perché stava a disposizione della famiglia Moro». Ricci ha anche parlato di “giustizia riparatrice”: «è una forma di giustizia prevista dall’Organizzazione delle Nazioni unite e dalla Comunità Europea che permette al reo, purché ammetta la sua colpa e ai familiari della vittima, di incontrarsi. Non è perdono, è una forma di pacificazione della storia, per permettere alle vittime di vivere una vita senza rancore e al reo di avere una ulteriore forma di riabilitazione personale e psicologica. E’ una riconciliazione con la storia, a cui la giustizia riparativa può dare una grossa mano». La giornata, fredda e piovosa, si è conclusa con l’omaggio al Muro della memoria e al monumento dedicato alla Strage di via Fani: il vice maestro della Banda Mattia Zepponi alla tromba ha intonato “Il Silenzio” e l’Inno nazionale, interpretando con particolare emozione il momento conclusivo di una straordinaria giornata di ricordo.