ANCONA – «Dopo quasi un anno da quando la Camera ha licenziato il testo, il Senato ha affossato il tutto senza nemmeno entrare nel merito degli articoli e degli emendamenti». È il commento di Matteo Marchigiani, di Arcigay Comunitas Ancona dopo lo stop al Ddl Zan arrivato ieri al Senato.
Il provvedimento si è arenato a Palazzo Madama con l’approvazione della proposta di non passaggio all’esame degli articoli del testo (la cosiddetta “tagliola”) presentata da Lega e Fratelli d’Italia. La votazione, avvenuta a scrutinio segreto, ha incassato 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti. Si tratta di una procedura prevista a livello parlamentare, che se viene approvata è in grado di condizionare la sorte di un provvedimento stoppandone l’iter corrispondendo ad una bocciatura.
In pratica occorre ricominciare da zero, ma bisognerà aspettare almeno 6 mesi, prima di depositare una nuova proposta di legge. Secondo Arcigay il Senato della Repubblica «ha ucciso il Ddl Zan e con esso la speranza di diventare un paese normale e civile, come gli altri paesi europei considerati avanzati. Il nostro Senato l’ha detto forte e chiaro: non ha alcun interesse a tutelare le minoranze discriminate, ma ha interesse a far sì che continuino le violenze contro le donne, le persone LGBTQIA+ ed i disabili».
Il provvedimento, appoggiato da Pd, M5s e Leu, puntava a modificare gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale e o identità di genere, estendendo agli episodi d’odio fondati sull’omofobia e la transfobia i reati del codice penale, aggiungendo la discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Tra i punti più contestati del Ddl Zan da parte del centrodestra, che ne chiedeva una revisione, c’era l’articolo 7 che prevedeva l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omofobia prevedendo iniziative anche nelle scuole, un punto sul quale queste forze politiche avevano sollevato dubbi dal punto di vista educativo. Accanto a questo il timore che il Ddl potesse andare di fatto a mettere un “bavaglio” alla libertà di opinione. Anche il Vaticano aveva preso posizione a riguardo nei mesi scorsi, chiedendone la revisione per violazione del Concordato.
Contestata poi l’aggravante specifica alle discriminazioni, un ragionamento fondato, secondo il centro desta, sul fatto che l’ordinamento italiano e la legge Mancino, già tutelano le persone soggette a manifestazioni di odio e violenza. Nei mesi scorsi il mondo mondo Lgbtq (lesbico, gay, bisessuale, transessuale, queer) aveva manifestato più volte, anche ad Ancona, per chiedere l’approvazione del Ddl.
Ora, con la bocciatura del provvedimento, Arcigay ne contesta amaramente lo stop. «Il Senato ha utilizzato una procedura parlamentare che consente di evitare la discussione di una legge: non ha alcun interesse a parlare di noi e non ha alcuna vergogna a farlo in modo infame ed ignavo, con il voto segreto. I numeri della votazione con cui il Senato ha affossato questa mattina il testo Zan contro l’omolesbobitransfobia sono inesorabili» spiega Marchegiani, facendo notare che «il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa, va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo».
Insomma secondo l’Arcigay «c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Oggi si è scritta una triste pagina nella storia del nostro Paese: hanno vinto i violenti, i picchiatori, gli odiatori, quella parte dell’Italia che ha paura di pagare un prezzo per le sue azioni. Il lavoro fatto sino ad oggi non andrà sprecato. Fuori da quell’aula il Paese resta favorevole ad un intervento di tipo normativo a contrasto delle discriminazioni e violenze dettate da omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo. Questo sarà il nostro punto di partenza, fino al momento in cui anche il Senato aprirà gli occhi e vedrà cosa succede qui fuori».
Arcigay va ancora all’attacco e aggiunge che «questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omolesbobitransfobia continuerà a porlo il Paese, le reti informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte».