ANCONA – Al 30 settembre 2023 gli investimenti ammessi a detrazione per il Superbonus 110% sono saliti a quota 88,17 miliardi di euro rispetto agli 85 miliardi del 31 agosto scorso, su un totale di investimenti (comprese le somme non ammesse a detrazione) di 89,53 miliardi rispetto agli 86,3 del mese precedente. Sono gli ultimi dati nazionali forniti da Enea.
Nelle Marche gli investimenti ammessi a detrazione alla stessa data sono 2,32 miliardi su un totale di 2,37 miliardi (inclusi quelli non ammessi a detrazione). Gli oneri a carico dello Stato a livello nazionale sfiorano gli 80 miliardi, mentre nelle Marche ammontano a 2,07 miliardi.
Nel 2022 l’aliquota era al 110%, poi nel 2023 è scesa al 90% ma è rimasta al 110% per chi aveva già avviato i lavori. Dal 2024 invece l’aliquota scenderà al 70%. Il rischio è che «si aprano dei contenziosi nei confronti delle imprese che non riusciranno a finire in tempo i lavori», spiega Elisabetta Grilli, responsabile dell’Edilizia di Cna Ancona, ricordando «i cambi normativi avvenuti nel novembre scorso e poi a febbraio».
«Dopo che i cantieri si erano fermati – ricorda – a ottobre molte piattaforme hanno riaperto e le ditte stanno cercando di finire velocemente i lavori per rispettare il termine del 31 dicembre, ma i cantieri non ancora partiti o quelli che sono più indietro dal prossimo anno non avranno più il 110%, passeranno al 90% e nel 2025 al 70%, questo potrà causare diversi contenziosi».
La segretaria regionale dell’associazione di categoria spiega che l’esecutivo nazionale per ovviare a questa situazione ha previsto un fondo che però è riservato solo alle famiglie indigenti, quelle che hanno un Isee non entro i 15mila euro: questo fondo garantirà di poter accedere ad un ulteriore 10% arrivando al 100%.
«Per ora sappiamo solo che da qui al 2025 il Superbonus andrà a calare – spiega -, il comparto comincia ad andare in sofferenza. Elemento positivo il fatto che la ricostruzione post sisma continua a mantenere il 110% e la cessione del credito pieno fino a dicembre 2025. Finalmente la ricostruzione sta partendo e si sta mettendo in fila».
Ma a parte questo restano alcuni nodi ancora sul tavolo: «Non si parla ancora del riordino dei bonus – conclude -, ma il patrimonio edilizio è vecchissimo: bisogna metterci mano sia per inquinare di meno, che per risparmiare energia, oltre che per mettere in sicurezza gli edifici dal rischio sismico e raggiungere i parametri europei».