ANCONA – «Famiglie e imprese si siedano a tavolino per evitare contenziosi». È l’appello lanciato da Elisabetta Grilli, responsabile regionale Cna per il settore. Secondo l’associazione di categoria nelle Marche «sono quasi 600 i cantieri partiti con il Superbonus 110 i cui lavori non si sono conclusi entro fine 2023». Il 31 dicembre era la deadline prevista per ultimare i lavori usufruendo del Superbonus al 110%. Per la precisione i cantieri ancora aperti sono 573.
«Ne temevamo molti di più – dice – ma a fine anno c’è stata una vera e propria corsa da parte delle imprese per cercare di finire i lavori». Dal 1° gennaio, infatti, per chi non ha terminato i lavori la detrazione scende al 70%. La stessa detrazione di chi potrà usufruire chi intende efficientare dal punto di vista energetico la propria abitazione o adeguarla dal punto di vista sismico.
Dal 2025 la detrazione scenderà ancora, passando al 65%, ma il punto nodale è la cessione del credito che dal 2024 non c’è più per cui chi chiede il bonus adesso deve anticipare l’importo dei lavori e poi usufruire della detrazione nei 10 anni successivi, spiega Grilli.
Tra gli elementi di «novità positivi introdotti dal governo a fine anno – spiega – c’è il meccanismo di compensazione introdotto per le famiglie in difficoltà, però il parametro è molto stringente (15mila euro di Isee) per cui non sappiamo effettivamente quante potranno rientrare, e poi il fondo per quegli interventi che non hanno fatto scattare di due classi energetiche la classificazione dell’edificio: nella legge inziale era prevista la restituzione del 200% del credito avuto, ora invece per fortuna non si perde più nulla e questo ha messo al riparo tante famiglie». Da precisare che l’area del cratere sismico usufruisce ancora del 110% per la ricostruzione fino al 2025.
Per quanto riguarda i cantieri che non sono riusciti a chiudere i lavori entro il 31 dicembre 2023, il timore è quello che si aprano contenziosi tra famiglie, che si troveranno a pagare di più, e imprese che «non sono riuscite a chiudere i lavori non per mancanza di programmazione, ma per un blocco da parte delle banche che hanno ripreso a riaccettare le pratiche solo a luglio del 2023 e solo a settembre alle acquisizioni e alla liquidazione dei crediti alle imprese. Certo non è dipeso dagli istituti di credito – precisa – ma da una serie di cambi normativi che hanno rallentato tutto».
In ogni caso l’invito rivolto dalla Cna «è quello a trovare soluzioni per evitare contenziosi che rischiano di far spendere in avvocati e di andare avanti per anni».