ANCONA – Chiuse le indagini sugli sversamenti delle acque fognarie in mare. Una dozzina gli indagati. Le notifiche stanno arrivando in queste ore e riguarderebbero personale della Multiservizi e della Provincia e anche dei consulenti tecnici. Tra le ipotesi di reato vi sarebbero il pericolo di inquinamento ambientale, getto pericoloso di cose e deturpamento delle bellezze naturali. L’inchiesta della Procura era partita circa tre anni fa, dopo l’esposto presentato il 1 settembre 2015 dall’esponente falconarese del Movimento 5 Stelle Bruno Frapiccini, oggi candidato sindaco a Falconara, insieme all’avvocato Annavittoria Banzi. Da diversi mesi infatti nel litorale falconarese si erano verificati sversamenti delle acque fognarie in mare, a Falconara (almeno 9 erano quelli contestati nell’esposto). Acque che finivano in mare per l’apertura degli scolmatori, senza essere trattate.
In particolare con l’esposto si chiedeva di fare chiarezza sul come mai gli scolmatori si azionassero, scaricando appunto in mare, anche in presenza di piogge leggere. Oltre a Falconara il fenomeno si era esteso anche ad Ancona con una serie di ordinanze emesse a singhiozzo per vietare anche la balneazione. Il 18 aprile dello scorso anno i carabinieri forestali, su ordine della Procura, avevano sequestrato uno degli otto scolmatori della Multiservizi, sulla spiaggia di Palombina, tra i comuni di Ancona e Falconara. Esso aveva infatti una pendenza anomala per la quale anche con piogge minime si piegava e finiva tutto in mare. Il canale avrebbe avuto problemi strutturali e la Procura voleva approfondire. Lo scolmatore era stato poi dissequestrato perché ritenuto a norma nella sua conformazione strutturale ma in difetto con la manutenzione: non era pulito a dovere.