ANCONA – Appennino Outdoor. È questo il nome del progetto finalizzato al rilancio di tutta l’economia regionale, con particolare riferimento all’entroterra, tramite un volano già testato e in forte crescita. Un raccordo trasversale per l’area dell’Appennino, che crea un modello in grado di intensificare un prodotto turistico collegato all’ambiente e alla cultura del territorio, favorendo l’incremento di posti di lavoro e il ripopolamento dei borghi.
Un sistema digitale in grado di delineare un viaggio alla scoperta di luoghi nascosti, dove il tempo sembra si sia fermato, e dove il contatto con la natura e la qualità della vita diventano elementi centrali per una forte destagionalizzazione dell’offerta e richiamo per il turista internazionale. “Appennino Outdoor” utilizza le esperienze progettuali già maturate con “Marche Outdoor” integrandole per una attuazione e ricaduta immediata sui territori, a favore anche di una ripresa post Covid.
In attuazione della Carta di Fonte Avellana, la Svim – Agenzia di Sviluppo della Regione Marche – avvierà, già a partire dalle prossime settimane, una strategia di sviluppo delle aree interne dell’Appennino marchigiano impegnandosi nella realizzazione del rilancio delle aree collinari e montane. Le azioni consentiranno da un lato lo sviluppo locale e il rafforzamento dei servizi essenziali alla cittadinanza, dall’altro interventi che favoriranno la rivalutazione e recupero degli aspetti ecologici -ambientali e, dall’altro ancora, la valorizzazione del territorio in un’ottica di turismo sostenibile.
«Le aree interne – spiega la Svim – sono territori particolarmente fragili, che hanno subito nel tempo un processo di marginalizzazione e declino demografico che, ad oggi, scontano particolari difficoltà connesse anche agli eventi sismici del 2016. Le importanti potenzialità di ricchezza naturale e paesaggistica vanno recuperate e valorizzate con politiche integrate per favorire lo sviluppo economico e adeguare l’offerta di servizi alle esigenze delle comunità locali. Questo grande progetto vedrà il coinvolgimento delle Province, delle Unioni Montane, dei Comuni, dei Centri per l’impiego, l’orientamento e la formazione e delle Cooperative forestali. I vantaggi ambientali sono da ravvisare nell’attuazione di interventi per la messa in sicurezza del territorio in termini di riduzione del rischio idrogeologico, prevenzione incidenti per le aree interne e impatti derivanti dai cambiamenti climatici. Realizzando opere mediante interventi di ingegneria naturalistica e selviculturali. Le attività di gestione comportano inoltre la valorizzazione, anche in chiave di fruizione ricettiva, delle valenze di pregio naturali, paesaggistiche e culturali. Così intese le aree interne, oltre a rappresentare un serbatoio occupazionale, consentono di consolidare la propria attrattività turistico-ricreative, tale da costituire la base per iniziative imprenditoriali a carattere ricettivo».
I vantaggi economici, prosegue l’Agenzia regionale, «mirano a mitigare, ridurre e prevenire i costi da destinare alle opere di ripristino dei territori, anche a seguito di eventi calamitosi. I vantaggi sociali risiedono nel consolidare ed offrire concrete occasioni di lavoro per i residenti attraverso finanziamenti a fondo perduto, con l’opportunità di assorbire e reimpiegare soggetti attualmente inoccupati. Il fine è pertanto quello di consentire immediate opportunità di sviluppo a partire dal settore primario e dei servizi turistici al territorio, limitando lo spopolamento e l’abbandono delle aree interne, mantenendo il presidio delle aree e riducendo il degrado».