FABRIANO – Svolgere con diligenza e a norma di legge il proprio lavoro e subire, da mesi, continue minacce di morte che coinvolgono anche la propria famiglia. È quanto accade a Fabriano e che è stato scritto, nero su bianco, dal sindacato italiano Veterinari di medicina pubblica. La missiva è stata inviata, lo scorso primo giugno, al Prefetto di Ancona, al sindaco uscente di Fabriano, alla Procura della Repubblica di Ancona, al Comando regionale dei Carabinieri, al Questore di Ancona, al presidente della Regione Marche, al dirigente generale dell’Asur Marche e al direttore dell’Area vasta n. 2 di Fabriano, rispettivamente Alessandro Marini e Maurizio Bevilacqua.
“La sottoscritta organizzazione sindacale, unica a rappresentare i Dirigenti medici Veterinari che si occupano di Sanità pubblica Veterinaria e sicurezza Alimentare, con la presente vuole portare alla vostra attenzione una grave situazione che coinvolge i colleghi del servizio di Sanità animale della Asur Marche Area Vasta n. 2 di Fabriano da ormai un anno e mezzo”, l’incipit della lettera.
Protagonista della vicenda è un operatore del settore alimentare, produttore primario, conduttore di un allevamento ovino (circa 200 capi con indirizzo riproduzione/carne) e bovino (circa 10 capi con indirizzo ingrasso) trasferitosi nelle zone intorno a Fabriano a partire dall’anno 2010.
“Fino alla fine del 2015, le attività di Sanità pubblica Veterinaria e sicurezza Alimentare presso l’allevatore di cui sopra sono state svolte regolarmente, comprese le operazioni di prelievo di campioni di sangue da ogni capo adulto per il controllo, obbligatorio e gratuito, della Brucellosi ovina e bovina e della leucosi bovina enzootica (ultimo intervento effettuato in data 3 luglio 2014), le prove per il controllo della Tubercolosi bovina, nonché le vaccinazioni, obbligatorie e gratuite nei confronti della Blue Tongue (ultimo intervento effettuato nella primavera del 2015)”, prosegue il sindacato.
Nel mese di novembre 2015, si accerta che la sede dell’allevamento è cambiata e che viene praticata una modalità di conduzione cosiddetta di “pascolo vagante”. “L’allevatore viene invitato a regolarizzare le anomalie riscontrate ma, contrariamente al passato, non solo si rifiuta di adempiere alle prescrizioni ricevute, ma inizia ad assumere un comportamento di aperto contrasto all’Autorità competenze locale in materia di sicurezza Alimentare, con violenze verbali fino alle intimidazioni e alle minacce.
A seguito del grave episodio avvenuto il 4 febbraio 2016, minacce di morte nei confronti del responsabile del servizio di Sanità animale, viene arrestato dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato e sottoposto a procedimento penale. Avanza richiesta di applicazione del rito abbreviato, patteggiamento, ma per quanto di nostro interesse il soggetto rimane a tutt’oggi a piede libero”, si evidenzia nella missiva.
Nonostante i ripetuti tentativi effettuati dalla parte pubblica per rimediare bonariamente alla illegittima situazione in cui si trovava l’allevatore, “questi non addiveniva a più miti consigli, anzi le minacce e le intimidazioni aumentavano, coinvolgendo anche altri operatori dei servizi Veterinari nonché i loro familiari, fino ai recenti episodi del 13 e 18 maggio di quest’anno, dove vengono riproposte le minacce di morte nei confronti di diversi operatori del servizio di Sanità animale, fino a paventare l’esito finale del suicidio”.
Una situazione allarmante, preoccupante e, certamente, non più sostenibile. “Pur consci che il medico veterinario dirigente opera in settori in cui l’obiettivo salute è legato allo sviluppo dell’azienda produttiva e che si trova spesso a svolgere le sue funzioni di vigilanza da solo e in situazioni nella quali l’assunzione di rilevanti responsabilità resta inevitabilmente un onere individuale, non possiamo accettare che venga compromessa in alcun modo la serenità del professionista e soprattutto l’incolumità sua personale e della sua famiglia. Pertanto, questa organizzazione sindacale chiede l’intervento dei destinatari della missiva affinché vengano adottati tutti i provvedimenti utili a tutelare la sicurezza degli operatori sanitari e delle loro famiglie, sia nell’espletamento dell’attività lavorativa che al di fuori di essa”.
Ultimo aspetto, sicuramente non secondario, è il rischio per l’intera collettività. «È necessario che vengano ripristinate le condizioni che possano permettere il rispetto di tutte le disposizioni vigenti in materia di Sanità pubblica Veterinaria e sicurezza Alimentare (anagrafe zootecnica, controllo delle malattie infettive in particolare di quelle trasmissibili all’uomo, salubrità delle produzioni animali destinate all’alimentazione umana) sia per salvaguardare la salute pubblica, ma anche, non meno importante, per la tutela degli interessi degli imprenditori onesti che operano nel rispetto delle regole che la collettività si è data per una civile convivenza”.
Si attende una risposta ufficiale da parte di tutti i destinatari della lettera del sindacato.