ANCONA – In questi giorni si sono rincorse sui media notizie relative all’errata applicazione della Tari da parte di molti Comuni italiani, con conseguente illegittimo esborso da parte dei cittadini.
Il problema, sollevato dalla risposta all’interrogazione parlamentare n. 5-10764 del 18 ottobre 2017, riguarda la sua corretta applicazione. Infatti, la normativa prevede una quota fissa, correlata alla superficie e al numero degli abitanti, e una quota variabile, collegata soltanto al numero degli occupanti.
La quota variabile, come precisato dal sottosegretario Baretta, va applicata una sola volta per ogni utenza tenendo conto della superficie totale dell’abitazione e a prescindere dal numero di pertinenze. In realtà, molti comuni hanno applicato la quota variabile sia all’abitazione che alle pertinenze, determinando così un pagamento gonfiato da parte dei contribuenti.
Tuttavia non tutti i comuni sono coinvolti; è dunque necessario in primo luogo capire quali sono i comuni marchigiani interessati dal calcolo errato della Tari, ed in tal senso Adiconsum Marche e Adoc Marche si stanno muovendo per reperire le necessarie e preliminari informazioni.
Fermo restando che si auspica una soluzione unitaria a livello nazionale, si ricorda che in assenza occorrerà presentare richiesta di rimborso al proprio comune o all’ente deputato alla riscossione per gli importi versati negli ultimi 5 anni. Se non si riceve risposta o in caso di risposta negativa è possibile presentare ricorso nei 60 giorni successivi alla Commissione Tributaria Provinciale.
Adiconsum e Adoc intendono comunque rassicurare l’utenza, in quanto stante il termine dei cinque anni al momento non sussiste una condizione di “urgenza”.
Si invitano comunque tutti i cittadini coinvolti a reperire la documentazione relativa alla propria utenza Tari (avvisi di pagamento dal 2014 in avanti), e a rivolgersi presso le proprie sedi per ulteriori informazioni.