PESARO – È il re della tavola in autunno. Le sue quotazioni generano una vera e propria borsa dei prezzi. Il tartufo è un fungo ipogeo in grado di far muovere l’economia di un territorio. Ma è un prodotto che rischia un calo produttivo secondo la Copagri, associazione degli agricoltori. Intanto la Confcommercio spinge per una promozione unica a livello regionale creando un’unica “Strada del tartufo”. Sul territorio pesarese ci sono diverse fiere, ma è il momento di abbandonare i campanilismi.
«Il tartufo rappresenta una tipicità del Made in Italy agroalimentare molto apprezzata in Italia e all’estero, le cui elevate caratteristiche qualitative sono strettamente collegate alle peculiarità ambientali, alla cultura e alle tradizioni rurali del nostro Paese. I tartufi sono prodotti della terra che hanno anche una rilevante funzione ecosistemica, in quanto rappresentano dei formidabili indicatori biologici che forniscono indicazioni fondamentali sullo stato di salute dell’ambiente». Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo in audizione informale davanti alla Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica nell’ambito dell’esame di una serie di Ddl riguardanti ricerca, raccolta, coltivazione e commercializzazione del tartufo destinato al consumo.
«Occorre allora salvaguardare e promuovere la tartuficoltura, attività polifunzionale che implica la gestione del territorio, la valorizzazione e la tutela della biodiversità, la difesa del suolo e lo sviluppo rurale. Registriamo un forte calo della produzione, dovuto in particolare all’abbandono delle aree rurali, alla cattiva gestione degli ecosistemi forestali, all’eccessivo sfruttamento, alla modificazione del suolo e alla contaminazione di specie alloctone. Per tali motivazioni, bisogna difendere l’ambiente tartufigeno, promuovere e tutelare le produzioni di qualità e lavorare per la certificazione del materiale vivaistico, così da evitare possibili contaminazioni». L’obiettivo della Copagri è lavorare a un Testo Unificato che riunisca i contenuti delle proposte normative.
Il direttore Confcommercio Pesaro e Urbino Amerigo Varotti segue con la sua associazione diverse fiere in provincia, da Sant’Angelo in Vado a Pergola, Cagli, Apecchio, Acqualagna. «Il Tartufo è un motore di turismo ed economia. Ma dipende tutto dalla quantità e qualità, per questo è necessario salvaguardare il territorio. Registriamo una mancanza di agricoltori e produttori che controllano e tutelano l’ambiente. Se a questo aggiungiamo il proliferare di prodotti chimici e la cementificazione, abbiamo un quadro che contrasta con la biodiversità e la proliferazione del tartufo. Sono quindi necessarie politiche di sostegno per chi vuole lavorare i fondi, regimare le acque e pulire torrenti. Diciamo no alle varianti per avere i centri commerciali».
Il tartufo è un bene quindi da difendere, soprattutto per la provenienza. «Oggi vanno adottati sistemi tecnologici che certificano la provenienza del tartufo così che si possano vendere prodotti locali di qualità».
A inizio stagione la produzione e la quantità sembravano elevate. «I prezzi erano bassi, ma con il passare dei giorni, stiamo vedendo un calo della produzione anche se i prezzi non sono saliti tanto. Ma le ultime piogge dovrebbero far ben sperare per il proseguo della stagione».
C’è però un altro step da affrontare. «Toscana, Umbria e Marche sono i maggiori produttori di tartufo mentre il Piemonte nonostante l’assonanza con Alba risulta al 10° posto. Sul marketing è evidente che il Piemonte è più forte. Quindi è necessario lavorare per abbattere i campanilismi e presentare il tartufo delle Marche non quello dei vari comuni. Questo può essere uno strumento in più per il turismo. In questo senso il 23 e 24 novembre al teatro comunale di Cagli apriremo un dibattito con Regione e sindaci per promuovere la strada del tartufo delle Marche». Varotti rileva però un errore. «La Regione Marche ha creato un tavolo permanente, ma non ha inserito, nonostante le richieste dei sindaci e dalla Confcommercio, il centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, unico organismo di livello scientifico e la Tuberass».