PESARO – Il paradosso di una tassa legata a un organismo chiuso oltre 10 anni fa. E ora la richiesta è di abolire una tassa della Camera di Commercio di Parma ma che grava sulle imprese marchigiane.
Nel 2010 il governo con la legge 122 ha soppresso la Ssica – Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari – nata nel 1922 come ente pubblico di ricerca: le sue funzioni sono state assorbite dalla Camera di Commercio di Parma che nel 2015 l’ha trasformata da azienda speciale a Fondazione di ricerca. Ma le aziende collegate alla Ssica hanno continuato a pagare la tassa per le conserve alimentari.
Il direttore Confcommercio Marche Nord Amerigo Varotti parla di un balzello che varia da 274 a 8000 euro.
«Nei giorni scorsi il consiglio regionale delle Marche ha votato all’unanimità una mozione presentata dal consigliere regionale Giacomo Rossi, che impegna il Presidente e la Giunta regionale a richiedere al Ministero dell’Economia ed al Ministero dello Sviluppo Economico l’abolizione del contributo obbligatorio della SSICA (Stazione sperimentale per l’industria elle conserve alimentari). Una emanazione della Camera di Commercio di Parma della cui utilità per le imprese della nostra regione si nutrono dei dubbi.
Ringraziamo il consigliere per aver scoperchiato e richiesto l’abolizione dell’inutile balzello che grava anche sulle nostre imprese con carattere ‘obbligatorio’ che varia da 274 ad oltre 8000 euro. Dal macellaio che insacca prodotti alla azienda di trasformazione».
Anni fa, su sollecitazione di alcune ‘botteghe della carne «avevamo studiato il problema ma la politica si disinteressò alle nostre sollecitazioni. L’abolizione della gabella è assolutamente giusta e necessaria. La SSICA è nata nel 1922 come ente di ricerca. Pur essendo stato soppresso nel 2010 le sue funzioni sono state assorbite dalla Camera di Commercio di Parma che, costituita un’azienda speciale e poi una fondazione, continua ad imporre una tassa che è risibile definire ‘obbligatoria’. Potrà forse valere per la provincia di Parma, ma che c’entriamo noi? Per quali servizi le nostre imprese dovrebbero pagare questo balzello? E’ ora di fare basta e sopprimere questo obbligo».