Facendo una semplice ricerca sul web già Wikipedia ci informa che il termine “accisa” deriva da una parola latina, “accidere”, che significa “cadere sopra”. Le accise infatti sono imposte indirette, che vengono aggiunte al prezzo di un prodotto. In Italia in particolare sono gravati da accise non solo i carburanti, ma anche oli minerali e derivati, tabacchi, alcolici, fiammiferi, energia elettrica e gas metano e oli lubrificanti. Questo meccanismo vale per tutti i paesi del mondo e dell’Unione europea, ma per quanto riguarda l’Unione Europea l’Italia si attesta al terzo posto per il “caro accise” (solo Regno Unito e Paesi bassi hanno accise più elevate), e a livello mondiale siamo al quinto posto a parità con la Grecia.
Le accise sui carburanti sono state introdotte in varie epoche storiche, per far fronte a spese straordinarie dello Stato come guerre o calamità naturali e si configurano quindi come “imposte di scopo”, ma nonostante le emergenze siano terminate molte accise non sono state abolite e continuano a gravare sul prezzo dei carburanti.
Dalla metà degli anni Novanta, quando è stato istituito il Testo Unico delle Accise, le vecchie imposte di fabbricazione istituite per finanziare specifiche iniziative (guerre o ricostruzioni) sono state abolite, ed inglobate in una unica accisa indifferenziata entrata nella fiscalità generale, senza più riferimenti agli scopi originali per cui erano state istituite. È quindi improprio affermare che stiamo ancora finanziando alcune vecchie imprese (come la guerra d’Etiopia), ma di fatto sono costi che gravano ancora sul consumatore.
Ma quali sono le principali accise, e quanto pesano sul prezzo di un litro di carburante?
Si tratta di 17 voci, ciascuna con un proprio costo:
finanziamento guerra d’Etiopia del 1935-1936: 1,90 lire – € 0,000981
finanziamento crisi di Suez del 1956: 14 lire – € 0,00723
ricostruzione disastro del Vajont del 1963: 10 lire – € 0,00516
ricostruzione dopo alluvione di Firenze del 1966: 10 lire – € 0,00516
ricostruzione dopo terremoto del Belice del 1968: 10 lire – € 0,00516
ricostruzione dopo terremoto del Friuli del 1976: 99 lire – € 0,0511
ricostruzione dopo terremoto dell’Irpinia del 1980: 75 lire € 0,0387
finanziamento della guerra del Libano del 1983: 205 lire – € 0,106
finanziamento della missione in Bosnia del 1996: 22 lire – € 0,0114
rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004: € 0,02
acquisto di autobus ecologici nel 2005: € 0,005
terremoto dell’Aquila del 2009: € 0,0051
finanziamento alla cultura nel 2011: da € 0,0071 a € 0,0055
arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011: € 0,04
alluvione Liguria e Toscana del novembre 2011: € 0,0089
decreto “Salva Italia” del dicembre 2011: € 0,082 € (0,113 sul diesel)
terremoti dell’Emilia del 2012: € 0,02
E’ importante sapere che il prezzo finale del carburante è suddiviso in 3 componenti: il prezzo netto del combustibile, (che comprende anche il guadagno del benzinaio), le accise e l’Iva.
Dal primo gennaio 2013 il valore delle accise è stabile e immutato:
– BENZINA: 0,728 euro al litro
– GASOLIO: 0,61 euro al litro
– GPL: 0,14 euro al litro
A tali importi va aggiunta l’Iva, attualmente al 22%, ed ecco quindi come le accise pesano sul costo di 1 litro di carburante (prezzi medi nella Regione Marche al 06/12/2018):
BENZINA: € 1,554/litro – accisa iva inclusa € 0,89, pari al 57,27% del prezzo al litro
GASOLIO: € 1,472/litro – accisa iva inclusa € 0,74, pari al 50,27% del prezzo al litro
GPL: € 0,697/litro – accisa iva inclusa € 0,17, pari al 24,39% del prezzo al litro
«Come è possibile vedere dunque le accise pesano molto sul prezzo finale del carburante alla pompa, ma si tratta di un’imposta prevista dalla stessa Unione Europea, che impone una quota minima di accise sui carburanti sotto la quale non si può scendere. Lo scopo dell’imposta è quello di disincentivare l’utilizzo indiscriminato di energia e soprattutto contro l’inquinamento atmosferico, di cui i combustibili per autotrazione sono particolarmente responsabili. Tuttavia l’Italia è molto sopra il minimo previsto, che è di 0,359 euro per la benzina, 0,33 per diesel e 0,125 per il gpl», spiega Loredana Baldi di Adiconsum Marche.
Infatti per lo Stato italiano le accise sono una notevole fonte di entrate, (la quarta voce di entrate tributarie in termini di importanza). Nel 2017 le accise hanno garantito al nostro Stato un incasso di 25,7 miliardi di euro, e 11 miliardi di euro per i primi 6 mesi del 2018.
«Per lo Stato italiano si tratta dunque di entrate importanti. Si sente tanto parlare di taglio alle accise, ma come verrà recuperato il minor gettito fiscale? Per il consumatore si tratterebbe certamente di un provvedimento molto positivo con importanti ricadute in termini economici, ma il problema che resterebbe sarebbe quello di trovare la copertura finanziaria per gli importi che lo Stato non incasserà più», spiega Baldi.