ANCONA – Partiranno in cinque con pale, cibo e acqua per aiutare l’azienda biologica Marchese-Marino, azienda terremotata a Monte San Martino, nel maceratese. In seguito alle abbondanti nevicate la stalla in cui tenevano le pecore ha subito dei crolli. Sono sempre in prima linea i ragazzi delle tre associazioni del capoluogo: A2O, ORA e Spazio Heval.
Dalle prime drammatiche scosse di agosto a quelle di ottobre hanno sempre voluto dare una mano raccogliendo fondi, generi alimentari e prodotti da portare personalmente alle popolazioni terremotate. Anche adesso, con l’emergenza neve, la corsa alla solidarietà non si ferma. Domani mattina (21 gennaio) i 5 ragazzi partiranno a bordo di un Pick Up alla volta di Monte San Martino. Aiuteranno a spalare la neve e porteranno provviste, cibo per animali e acqua. Prodotti che acquisteranno con i 100 euro raccolti in soli due giorni lanciando un appello su Facebook. Hanno contribuito alla raccolta fondi non solo persone di Ancona ma anche di Roma e di Arezzo.
A2O, ORA e Spazio Heval erano entrati in contatto con l’azienda Marchese-Marino dopo le scosse di ottobre. L’abitazione aveva subito dei crolli costringendo i proprietari a dormire nell’azienda insieme ai dipendenti e alle rispettive famiglie. «Con la vendita delle magliette “La terra trema, noi no!” abbiamo raccolto 1.500 euro per l’acquisto e l’installazione di alcuni moduli abitativi e dei relativi impianti per poter garantire la sopravvivenza dell’azienda» spiega Pier Francesco Berardinelli, vice-presidente A2O.
Dalle prime scosse di terremoto non vi siete mai fermati per aiutare le persone in difficoltà, dove prendete tutta questa energia? Quanto è importante per voi ragazzi poter dare una mano? «L’energia deriva dall’empatia, dalla capacità di immedesimarsi nel dolore, nelle difficoltà di chi vive a pochi passi da noi. Abbiamo vissuto e viviamo tuttora con inquietudine ed apprensione tutti gli enormi disagi di coloro che in pochi momenti hanno perso una casa, un lavoro, un proprio caro- rivela Berardinelli -. Essere in prima linea, direttamente sul campo, è un modo per poter vedere concretamente i frutti del proprio lavoro, il che è linfa per il nostro desiderio di essere utili alla comunità».