OSIMO – È ancora chiuso il santuario di Campocavallo di Osimo dopo le prime rilevazioni post sisma. Ieri (13 novembre) era al lavoro il mezzo della ditta Bravi che ha rimosso il pinnacolo da cui erano caduti diversi calcinacci. Un intervento molto importante per il santuario di fatto non agibile fino a quando non saranno effettuate tutte le verifiche ritenute necessarie anche dopo l’ok della Soprintendenza. Un ingegnere è stato incaricato per valutare la situazione di tutto lo stabile, al lavoro oggi (14 novembre). Il santuario dovrebbe comunque riaprire a ore. I frati sono stati spostati nella struttura adiacente.
In un primo momento per quei calcinacci caduti dalla guglia di destra rispetto all’ingresso della chiesa, si era deciso di delimitare solo l’area sottostante per evitare pericoli ai possibili pedoni nel piazzale. I frati che presiedono il santuario della Beata Vergine Addolorata hanno poi fatto svolgere un ulteriore controllo con autogru ed è emerso sabato (12) che sullo stesso pinnacolo della guglia i pezzi pericolanti erano numerosi. Per questo i vigili del fuoco hanno deciso di far evacuare i frati, che si sono spostati nell’oratorio, e di chiudere tutta la chiesa e anche il tratto di via Jesi, quello che costeggia il Santuario da un lato e il bar dall’altro. La viabilità sarà presto ripristinata. L’architetto Annalisa Appolloni è stata incaricata dai frati e dalla Diocesi per gestire l’intera situazione. Ieri mattina c’era anche monsignor Angelo Spina a celebrare messa in quella nuova location mentre la recita musicale in programma sabato sera è stata annullata.
Le transenne all’ex Corridoni
Restano le transenne per pericolo caduta calcinacci e frammenti anche di fronte all’ex Itc Corridoni Campana in via Pompeiana in centro storico: «Nel 2009 la Provincia di Ancona ordinò al Comune lo sgombero di università e archivio storico perché gli serviva urgentemente. È sempre rimasto vuoto – afferma il presidente del Consiglio regionale Dino Latini -. Pochi mesi fa Regione Marche ed Erap avevano trovato una intesa per sistemarlo ma poi è intervenuta l’amministrazione comunale. Rimangono le transenne su un bene pubblico che viene lasciato appunto nell’abbandono».