MACERATA/PESARO – “Test sierologici: cosa sono e come farli”. Se ne è parlato ieri durante il ventiduesimo appuntamento online organizzato da CNA Macerata che ha visto protagonisti la dottoressa Lucia Isolani, dirigente medico dell’Area Vasta 3 e Massimo Luchetti, direttore CNA Master Quality dell’associazione di Pesaro. I test sierologici, di cui si è parlato molto in questi mesi, non hanno la stessa funzionalità del tampone; permettono infatti solo di individuare la presenza di anticorpi al virus SARS CoV-2. Durante l’incontro si sono analizzati la direttiva ministeriale in materia e i risultati della sperimentazione avvenuta a Pesaro, la provincia maggiormente colpita dal virus.
«L’opinione pubblica è divisa sul tema proprio a causa della mancanza di conoscenza – ha detto Alessandro Migliore, direttore di CNA Fermo -. Il nostro obiettivo è quello di fare chiarezza e informare i cittadini su una pratica importante che ci aiuta a uscire da questa situazione».
Ma se il datore di lavoro effettua i test sierologici a tutti i dipendenti e gli esiti sono tutti negativi può dirsi tranquillo? «Ricordiamo che il test sierologico riguarda un certo periodo di tempo e solo quello e ci dà delle informazioni limitate nel tempo e che dobbiamo assolutamente saper gestire – ha sottolineato la dottoressa Isolani -. Al momento le circolari ministeriali stabiliscono un’unica diagnostica molecolare che corrisponde al tampone il quale è classificato come il gold standard. Quando parliamo quindi di test sierologici dobbiamo sempre ricordare che parliamo di strumenti che non fanno diagnosi ma valutano quanto è diffuso il virus e ci fanno comprendere se c’è stata una pregressa esposizione».
«I test sierologici infatti – ai quali è possibile sottoporsi esclusivamente in mancanza di sintomi influenzali – ci consentono di identificare gli anticorpi o immunoglobuline che possono essere IgM (che mostrano uno sviluppo precoce del virus) o IgG )che testimoniano una infezione pregressa e il fatto che comunque si è entrati in contatto con il Covid). Si possono anche sviluppar entrambe ed è importante sottolineare che questi anticorpi non sono protettivi – ha spiegato la dirigente dell’Area Vasta 3 -. La delibera di Giunta regionale ha introdotto i test sierologici su tutti gli operatori sanitari che, in ogni caso, dovevano poi procedere con due tamponi nel giro di 24 ore per completare l’esame».
«I test sierologici possono essere di due tipi: qualitativi e quantitativi – ha continuato la dottoressa Isolani -. Nel primo caso parliamo delle cosiddette “saponette”; il test viene eseguito su sangue capillare, è rapido ma è meno preciso rispetto al secondo che invece viene effettuato con un prelievo venoso al braccio e richiede anche tempi più lunghi per l’esito rispetto ai 15 minuti del primo».
«Successivamente con la delibera di Giunta regionale 513 è stata introdotta la possibilità, da parte dei datori di lavoro, di far fare ai propri dipendenti i test sierologici – ha osservato la dirigente dell’Area Vasta 3 -. Un’opportunità importante che ha messo al centro il medico competente al quale viene indicato che, in presenza di un risultato del test sierologico di tipo IgM si dovrà procedere con il tampone e solo dopo il doppio negativo si potrà tornare a lavoro; nel caso infatti di un dipendente sierologicamente positivo questo deve essere allontanato dal posto di lavoro e aspettare la negativizzazione. Nel caso invece di presenza di IgG il medico competente avrà la possibilità di decidere o meno se far fare il tampone».
A Pesaro, l’area maggiormente colpita dal virus della Regione, è partita la sperimentazione da parte di aziende e imprese. «Come CNA il nostro progetto è stato pensato e protocollato alla Regione il 20 aprile e il 28 c’era la delibera – spiega Massimo Luchetti, direttore CNA Master Quality di Pesaro -. Il dato più rilevante è arrivato da un campione di 3.200 persone tra Pesaro e Vallefoglia dove il 25% degli esaminati era venuto il contatto con il virus; la maggior parte aveva le IgG positive e le IgM negative. Successivamente sono stati eseguiti i tamponi ma al momento ancora non abbiamo gli esiti. Questo dato ci dimostra che su 100 persone, 25 sono venute in contatto con il virus».
«Successivamente sono stati eseguiti duemila tamponi nelle aziende che seguiamo come CNA e il 7% è risultato essere entrato in contatto con il virus; in questo caso però solo una persona è poi risultata positiva al tampone – ha aggiunto Luchetti -. Questo per far capire che i test sierologici sono senza dubbio una importante misura di prevenzione per il lavoro e che sono in grado di dare una risposta per evitare il contagio; è fondamentale però unire successivamente questa metodica al tampone».
Durante l’incontro i partecipanti hanno sottolineato l’utilità di effettuare una sorta di studio sui dati che emergono dai test sierologici effettuati sul luogo di lavoro. «Il datore infatti con un allegato potrebbe inviare i risultati e impegnarsi a partecipare a un protocollo che può entrare nel novero dei conteggi eseguiti a fini epidemiologici – ha spiegato la dottoressa Isolani -. Potremmo non lasciare nel cassetto questi dati e metterli a disposizione facendoli “parlare” per uno studio a livello regionale e non solo».
Sulla possibilità di una recrudescenza del virus in autunno la dottoressa Isolani ha spiegato che «l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto un’altra fase di ricaduta in corrispondenza del picco influenzale di ottobre; l’augurio ovviamente è che il virus sparisca con le alte temperature. È difficile comunque fare una previsione su cosa può accadere ma sono d’accordo sul fatto che è importante rispettare tutte le regole diffuse da Ministero e Regione».