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Testimonianze dal “cratere”: «Un incubo durato 6 mesi»

I fratelli Biagio e Dante Camacci sono gli unici allevatori rimasti nella piccola frazione di Spelonga, nel comune di Arquata del Tronto. La loro attività si trova proprio dentro la zona rossa, dove le case diroccate e pericolanti dallo scorso 24 agosto non sono ancora state messe in sicurezza

Mettere a rischio la propria vita ogni giorno per poter continuare a lavorare. È così che da mesi ormai affrontano le giornate i fratelli Biagio e Dante Camacci, unici allevatori rimasti nella piccola frazione di Spelonga, nel comune di Arquata del Tronto. La loro attività si trova proprio dentro la zona rossa, dove le case diroccate e pericolanti dallo scorso 24 agosto non sono ancora state messe in sicurezza. I due fratelli devono attraversare il paese per circa 2 chilometri per raggiungere la stalla dove si trovano le loro pecore, un centinaio di capi, sfidando la sorte. «Ogni volta c’è il rischio di cedimenti e crolli di massi che possono pesare centinaia di chili – spiega Biagio- potrebbero sfondare il parabrezza dell’auto con tragiche conseguenze. ma non abbiamo scelta, il paese ha subìto una lunga serie di scosse, fino a quella del 18 gennaio che ha coinciso con le abbondanti nevicate. In quel periodo per una settimana siamo andati nella stalla con le ciaspole perchè l’accesso ai mezzi era bloccato. Di certo non potevamo lasciare soli gli animali, al freddo, senza acqua nè cibo». Non nascondono l’amarezza i due fratelli e sottolineano come le istituzioni li abbiano lasciati soli a fronteggiare l’emergenza. Nel paese di Spelonga è ancora in vigore l’ordinanza di evacuazione, ma i due fratelli sono potuti restare perchè a proprie spese avevano acquistato una baita nei pressi della stalla, ed è qui che si sono trasferiti subito dopo la prima scossa. Ma per raggiungere le pecore è necessario attraversare quello che oggi è ormai un paese fantasma e che rischia di crollare da un momento all’altro. «Delle sei tensostrutture che dovevano essere montate ne abbiamo pronta solo una – spiega Biagio, che ieri si è recato a Roma per la protesta indetta da Coldiretti- c’è stato uno scaricabarile tra i politici e a farne le spese è la povera gente. Per fortuna l’inverno è passato, abbiamo perso alcuni agnelli perchè le madri hanno abortito per lo spavento e le condizioni estreme». Così adesso si attende l’arrivo della primavera e condizioni di lavoro più sostenibili.

Intanto dopo la protesta di ieri a Roma, che ha visto ampia partecipazione di allevatori da Marche, Lazio e Abruzzo, il Ministero delle Politiche agricole ha sbloccato le procedure per l’erogazione dei fondi per le stalle danneggiate dal sisma. Si tratta di aiuti diretti consistenti in 400 euro/capo bovino, 60 euro/capo ovi caprino, 45 euro/capo per le scrofe, 20 euro/capo per suino e 100 euro/capo ad equino (riferito ai capi presenti in azienda prima del terremoto). Per ottenere i fondi occorre presentare domanda entro il 27 marzo prossimo. Gli uffici del Caa Coldiretti sul territorio regionale sono già operativi per l’inoltro delle richieste, che saranno a costo zero per le aziende. La notizia rappresenta un primo passo, sottolinea Coldiretti Marche, al quale devono però seguirne altri, a partire da un cambio di marcia nel percorso di realizzazione delle stalle provvisorie, abbattendo anche gli adempimenti burocratici per gli agricoltori che vogliono acquistare da soli le strutture. Una possibilità prevista dall’ordinanza 5 del decreto terremoto che sino ad oggi, denuncia la Coldiretti, è rimasta sostanzialmente inapplicata a causa dei troppi vincoli a partire da quello che impone strutture similari a quelle dei bandi, mentre basterebbe dare semplicemente un tetto massimo di spesa e permettere agli allevatori di costruirsi la stalla provvisoria più adatta alle loro esigenze. E lo stesso dovrebbe valere per i moduli abitativi per gli agricoltori. Ma sono urgenti anche, spiega Coldiretti, il ripristino delle reti viarie e misure concrete di sostegno alle imprese terremotate, dall’erogazione immediata dei fondi previsti dal decreto legge Sisma Italia per garantire liquidità e far fronte dai danni subìti.