ANCONA – Cuore, pantaloni e portafogli. Sono questi gli obiettivi dei truffatori della Romantic scam e della Sextorsion. Celati sotto profili fake creati ad “arte”, si muovono nel web a caccia di social victims con cui intessere un legame virtuale che possa carpirne la fiducia. Vittime della Romantic scam sono soprattutto le donne, mentre nella rete della Sextorsion cadono più facilmente gli uomini. Ma attenzione non si tratta di persone sprovvedute, anzi spesso sono donne e uomini colti e affermati professionalmente, se non addirittura benestanti.
Il rituale è sempre lo stesso: tutto parte da una semplice richiesta di contatto sui siti di incontri o sui social, una volta entrati nel profilo, scavano nella vita della loro vittima, per studiarne personalità e preferenze. Obiettivo intessere un legame “virtuale” che possa carpire la fiducia della vittima. Dietro non ci sono persone bisognose di aiuto, ma «organizzazioni criminali con base in Africa e Costa d’Avorio dedite al cyber crime – spiega Cinzia Grucci, dirigente del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni delle Marche – a volte si tratta anche di individui europei residenti in questi paesi esteri, dove non vige un rapporto di collaborazione internazionale».
Il corteggiamento è spesso prolungato nel tempo, e il criminale investe molte energie per consolidare il rapporto. Una volta che la fiducia si è instaurata arriva la richiesta di denaro, o di accesso alla carta di credito.
In media sono stati circa 3-4 i casi al giorno che si sono registrati nelle Marche, nelle prime 3 settimane di settembre. Un fenomeno che si verifica ad ondate per poi placarsi e riprendere qualche mese dopo, come evidenzia Cinzia Grucci.
«Nella Romantic scam il truffatore si presenta come una persona bisognosa di aiuto – sottolinea la dirigente della Polizia Postale – le vittime sono soprattutto donne single e benestanti che vogliono fare del bene, ma anche uomini, single o sposati, che si lasciano intenerire da donne con bambini piccoli e bisognosi di cure».
Ben diverso il discorso della Sextorsion, che sfocia in un incontro erotico virtuale. «La ragazza, sempre avvenente, si mostra nuda in webcam, e chiede all’uomo di spogliarsi anche lui – evidenzia la Grucci – L’uomo in genere acconsente anche solo per mostrare il fisico, mentre altre volte si lascia andare a vere e proprie performance sessuali. A questo punto viene avvisato di essere stato registrato e scatta il ricatto: video e immagini saranno pubblicati sui social, a meno che l’uomo non paghi la cifra richiesta in Bitcoin o su Wester Union». A volte il malcapitato paga, ma proprio il fatto di aver pagato lo espone ad ulteriori richieste di denaro, dal momento che i truffatori hanno trovato in lui terreno fertile per perpetrare l’estorsione.
«Le cifre chieste dai truffatori possono partire da importi bassi, e quindi più facilmente sostenibili come 200 euro, per arrivare a versamenti molto più cospicui – spiega la dirigente della Polizia Postale – Nell’ambito dell’attività investigativa abbiamo riscontrato versamenti fino a 30mila euro. Truffe ben confezionate e subdole, basate su protocolli ormai consolidati, che portano a donazioni volontarie di denaro, una sorta di beneficienza. Le vittime in genere sono over 40, mentre solo in due casi sono stati coinvolti un ragazzo 28enne e un minore».
Un fenomeno, quello della sextortion, in forte crescita e partito già nel 2016, come spiega Luca Russo, analista forense e consulente tecnico (CTU) per oltre una ventina di procure italiane:«I ricatti in rete sono diventati ormai all’ordine del giorno. Ci si trova in questo giro a volte per scherzo, ingenuamente. Tutto ha inizio con la semplice richiesta di una foto, di un video, poi di un altro video un po’ più spinto, e al momento giusto scatta il ricatto: se non paghi lo diffondono in rete, ad amici e parenti. Molti pagano e non denunciano per evitare di cadere in imbarazzo o di finire in un’aula giudiziaria. La premessa è la richiesta di amicizia per mezzo Facebook da una prosperosa e avvenente “ Ramona” che inizia con complimenti in privato fino a portare la propria vittima ad atteggiamenti inequivocabilmente finalizzati alla masturbazione davanti ad una cam, Il soggetto preso dalla foga del momento, non immagina che Ramona, che in realtà nel 90% dei casi è un uomo, sta registrando tutto per poter procedere al ricatto. Mostra immediatamente spezzoni del video pubblicandoli sul profilo Facebook o su YouTube dopodiché, mostrato il potenziale in mano all’estortore lo cancella e attende il pagamento, altrimenti lo renderà pubblico. Il più delle volte l’estorsione termina se la vittima si finge completamente disinteressata a questa forma di ricatto, mettendo in chiaro da subito che non è intenzionata a pagare e che un suo video in rete non gli pone alcun problema. Il passo successivo è bloccare la donna così che non possa pubblicare nulla sul proprio profilo. La denuncia può essere utile ma il più delle volte trattandosi di profili falsi non sono facilmente rintracciabili. Direi che come sempre, una sana amicizia o relazione reale appaga e paga più che quella virtuale».
Come difendersi? «Innanzi tutto non cedere al ricatto, non bisogna mai pagare, perché questo esporrebbe a nuove richieste di denaro – conclude la dirigente della Polizia Postale Cinzia Grucci – È bene ricordare che se si vogliono fare donazioni, piuttosto che dare soldi a soggetti sconosciuti, è meglio rivolgersi alle associazioni di volontariato che si occupano della beneficienza».