PESARO – Alberghi, ristoranti, commercio. Tutti senza clienti. Fatturati distrutti per un settore che rischia di essere l’ultimo a poter riaprire.
Il direttore di Confcommercio Marche Nord Amerigo Varotti lancia un appello alla politica affinchè prenda in mano la situazione in maniera seria. Ma anche una proposta ambiziosa: «In attesa del testo del Decreto del 6 aprile con cui il Governo ha stanziato risorse importanti per rimettere in moto la nostra economia attraverso la possibilità di erogare finanziamenti a tutte le imprese con la garanzia pubblica (e in parte dei Confidi sopra certi importi), la Confcommercio di Pesaro e Urbino / Marche Nord vuole lanciare nuovamente alla politica l’allarme sugli effetti devastanti che l’emergenza da Covid-19 sta procurando ai settori più penalizzati da questa crisi : il turismo , la ristorazione e il commercio».
Varotti sottolinea che «Non mi pare che ci sia ancora l’esatta consapevolezza da parte della politica che la crisi non ha colpito tutti i settori economici allo stesso modo. Moltissime aziende industriali e manifatturiere, molte aziende artigiane e produttori agricoli sono sempre state aperte e le date del ritorno alla normalità saranno notevolmente diverse.
I negozi (escluso il settore alimentare e pochi altri , i bar e i ristoranti sono chiusi da oltre un mese; gli alberghi e le strutture ricettive pur potendo rimanere aperti sono chiusi da metà febbraio per mancanza di clienti; i tour operator hanno perso tutti i contratti e le prenotazioni che scaturivano dal lungo lavoro e forti investimenti di promozione fatto nei mesi precedenti sono azzerate; le agenzie di viaggio sono ferme perché ovviamente non viaggia nessuno; le guide turistiche hanno perso tutto il lavoro primaverile (che è forse il più importante dell’anno) per il fermo dei viaggi scolastici e la chiusura di musei oltre che per il divieto di uscire di casa. Così come ugualmente penalizzati sono i gestori dei musei privati o comunali e gli organizzatori di eventi. E per questi settori, poi, il ritorno alla normalità non avrà gli stessi tempi di chi fabbrica mobili o bulloni o scarpe».
Varotti lancia un grido di allarme. «Con il turismo non si trasferiscono e spostano i pacchi o i container, ma le persone. E tra le misure restrittive che saranno adottate anche dopo la ripartenza per evitare situazioni che possano potenzialmente far partire una seconda ondata di contagi, l’insicurezza e la timidezza con cui gli italiani torneranno a viaggiare e andare al ristorante o al bar o a fare acquisti (speriamo solo nei piccoli negozi di vicinato) ed ancora la quasi certezza del fermo del turismo dall’estero, passeranno molte settimane – se non mesi – per tornare alla normalità.
Ed allora cari politici questi settori non possono essere considerati come gli altri. Tutte le risorse disponibili dovranno essere destinate a questi settori.
Come? Attraverso la creazione di un fondo straordinario di sostegno al mancato reddito delle imprese, il prolungamento di tutti gli ammortizzatori sociali ed il blocco immediato di tutte le bollette e utenze. Oltre ad una estrema velocità nell’erogazione dei finanziamenti garantiti dallo Stato ed all’introduzione per gli italiani di un buono vacanza da spendere nelle strutture ricettive, nei ristoranti e in tutta la filiera italiana».