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Ubi-Banca Marche: Fisac si oppone ai tagli

Preoccupazione tra i lavoratori di Nuova Banca Marche (oggi rinominata 'Banca Adriatica') e Cassa di Risparmio di Loreto per i tagli dei costi operativi - tra cui dipendenti e filiali - annunciati dalla nuova proprietà, Ubi Banca

Il logo di Banca delle Marche

Preoccupazione tra i lavoratori di Nuova Banca Marche (oggi rinominata ‘Banca Adriatica’) e Cassa di Risparmio di Loreto per i tagli dei costi operativi – tra cui dipendenti e filiali – annunciati dalla nuova proprietà, Ubi Banca. “Con il closing, l’operazione che ha consentito al Gruppo UBI di acquisire le tre ‘bridge banks’ – scrive oggi la Fisac Cgil alla stampa – è entrata nel vivo una fase annunciata e complessa per il territorio, le istituzioni, la politica, le parti sociali, che dovranno essere tutte unite e consapevoli che, quanto sta accadendo, sarà fondamentale per determinare il futuro dei lavoratori, dei territori e della stessa clientela”.

Nel comunicato stampa, il sindacato ricorda che “le notizie di stampa riportavano, già dai primi gennaio, in molti casi una prospettiva di esuberi anche di 1.000 unità su 2.600 dipendenti NBM a fronte di una previsione di taglio dei costi a fine piano per le 3 Good Bank del 30%. Nonostante Le smentite ufficiali apparse negli scorsi mesi i numeri appaiono ben peggiori: 1.569 esuberi nelle 3 Bridge Banks con probabile partizione per la sola NBM di oltre 1.000 e tagli dei costi di almeno il 32 % oltre alla perdita di un numero filiali intorno al centinaio. Persistono fondati timori, in particolare, per il destino dei tre centri direzionali (Pesaro e Macerata in primis e in seconda battuta Jesi) che invece potrebbero essere sostenuti con opportuni rientri di lavorazioni precedentemente esternalizzati con indubbi benefici pure sul territorio. Tali timori trovano oggi una ulteriore conferma nelle parole del CD di Ubi Banca Victor Massiah che parla apertis verbis di esternalizzazioni e cessioni di rami di azienda“.

Il sindacato si oppone a tali prospettive. “Una perdita di posti di lavoro a questi livelli sarebbe del tutto insostenibile – prosegue la Fisac – Drammatiche, in queste ipotesi, sarebbero le conseguenti ricadute sul tutto l’indotto. Nel corso di questi anni si è già assistito, nel Gruppo NBM, a una riduzione di oltre 500 posti di lavoro attraverso 350 prepensionamenti e la mancata conferma di oltre 150 giovani precari; nell’accordo raggiunto il 7 aprile 2017 ulteriori 327 lavoratori hanno aderito al cd Fondo Esuberi, verranno inoltre ridotte di quasi 40.000 le giornate lavorative per coprire ulteriori 100 esuberi e fino al 2020 quasi 600 colleghi avranno contratto part time con risparmi di costi pari a ulteriori 200 unità circa con una ulteriore diminuzione dei livelli occupazionali stimabile intorno alle 600 unità”. 

La Fisac sottolinea che “le regioni servite da Nuova Banca delle Marche costituiscono una importante opportunità di business per qualsiasi soggetto creditizio e finanziario, a cominciare dalla raccolta perché questi territori sono capaci di una enorme capacità di risparmio”. Nel piano industriale presentato da Ubi ai mercati questo business “parrebbe, purtroppo, essere l’unico vero punto di interesse”, ma – sottolinea il sindacato – “l’operazione non può risolversi in una mera azione che potrebbe sembrare solo predatoria“.

Per questo, il sindacato avanza le sue proposte. In primis, “la futura Direzione Centro Sud a Jesi dovrà avere la possibilità di erogare volumi di credito tali da sostenere le economie locali e poteri di delibera sufficienti per dare credito per rilanciare economie e produzioni”. Inoltre, “il monte degli NPL (non performing loan ovvero i crediti deteriorati, ndr) ceduti a prezzo super scontato potrebbe sicuramente essere gestito internamente con le professionalità presenti in NBM con prospettive di tenuta occupazionale”; la cifra che si propone di gestire con le professionalità interne della banca è molto consistente, si parla infatti di circa 7 miliardi di euro ceduti in parte vecchia Banca Marche alla bad bank “Rev” e per la restante parte venduti al Fondo Atlante.

Altra proposta riguarda risarcimenti: “ai risparmiatori non istituzionali e non professionali , obbligazionisti subordinati e azionisti Banca Marche – scrive la Fisac Cgil – vanno garantiti i giusti ristori; dovranno essere ricercate ulteriori soluzioni pubbliche o privata da condividere con Ubi. In tal senso abbiamo accolto positivamente la notizia di un prossimo incontro tra il consigliere delegato di Ubi Banca Victor Massiah e i rappresentanti degli azionisti e le aperture fatte su una eventuale condivisione futura degli utili derivanti dalla attività della Rev”.