Senigallia

Uccisa dal marito, i magistrati condannati a risarcire i figli

Marianna Manduca è stata uccisa dieci anni fa dal marito nonostante avesse denunciato le sue violenze per dodici volte. Dopo cinque anni di battaglie la sentenza che condanna i magistrati a pagare un risarcimento ai suoi tre figli che vivono a Senigallia con lo zio

toghe

SENIGALLIA – Marianna Manduca era stata uccisa a Palagonia (Catania) 10 anni fa dal marito Saverio Nolfo dopo 12 denunce. Appelli della donna rimasti inascoltati ed ora, dopo cinque anni di battaglie da parte di Carmelo Calì, cugino della vittima che ha adottato i suoi tre figli, la Corte di appello di Messina ha condannato i magistrati che si occuparono del caso, stabilendo che ci fu dolo e colpa grave nell’inerzia dei pm che, dopo i segnali di violenza, non trovarono il modo di fermarlo. Ad avere giustizia dopo dieci anni dalla tragedia è tutta la famiglia, ma soprattutto i tre figli della donna che vivono a Senigallia con lo zio Carmelo Calì, imprenditore edile che, dopo cinque anni di affidamento temporaneo ne ha chiesto l’adozione. Carmelo e sua moglie si sono battuti tutto questo tempo insieme ai loro legali per cercare di ottenere un risarcimento che potesse garantire un futuro ai tre figli della cugina.

«Per me è come se fossero i miei figli, mi auguro il meglio per loro e per questo sono felice di poterli aiutare meglio ora con questo risarcimento. Loro non parlano spesso della madre, è troppo doloroso: ma sono contenti che ora abbia avuto, almeno in parte, giustizia». Sono stati anni difficili per Calì padre di tre figli, che ha accolto in casa anche i suoi nipoti: «Io e mia moglie abbiamo deciso di prenderli con noi, pensarli soli in una casa famiglia dopo quello che avevano vissuto ci faceva stare male – prosegue – Così abbiamo deciso di prenderci cura di loro, ma non è stato facile, soprattutto economicamente, perché abbiamo sempre cercato di non fargli mancare nulla. In casa lavoro solo io, mia moglie si prende cura dei sei ragazzi, lavora saltuariamente ed ora, con la crisi economica tutto è stato più difficile». Dopo una lunga battaglia legale il Tribunale civile di Messina ha condannato la Presidenza del consiglio dei ministri a risarcire 300 mila euro di danni patrimoniali ai tre figli della donna per le negligenze dei due pm che si occuparono del caso. «Sono soldi che servono per garantire il futuro a questi tre ragazzi – conclude Calì – Speriamo solo che per ottenere il risarcimento i tempi non siano biblici».