ANCONA – Chi frequentava, con chi aveva rapporti e quante vittime potrebbe aver fatto Claudio Pinti nascondendo di essere sieropositivo e facendo sesso non protetto? La Procura affiderà ad un consulente informatico l’incarico di scavare nei dispositivi utilizzati dal 35enne di Montecarotto, autotrasportatore, arrestato martedì scorso dalla squadra mobile con l’accusa di lesioni personali dolose gravissime (leggi l’articolo). Una ricerca approfondita per ulteriori prove in mano all’accusa. L’incarico verrà conferito martedì all’analista forense Luca Rosso che inizierà subito ad estrapolare dati dal computer, dal tablet e dai cellulari di Pinti, già sequestrati il giorno dell’arresto. Attraverso i dispositivi in suo utilizzo infatti, il 35enne avrebbe usato chat di incontri per conoscere uomini e donne con i quali avrebbe consumato rapporti non protetti. Stando alle indagini della polizia e all’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Carlo Cimini, Pinti avrebbe avuto più di 200 partner con cui ha avuto rapporti sessuali anche non protetti.
Fino a questa sera il 35enne era ancora in carcere a Montacuto nonostante il suo legale, l’avvocato Alessandra Tatò, ieri, dopo l’interrogatorio di garanzia dove Pinti si è avvalso della facoltà di non rispondere (leggi l’articolo), ha chiesto i domiciliari. Sulla decisione il gip non si è ancora espresso e si attende l’esito degli esami che dovranno accertare o meno la compatibilità della sua malattia con il regime carcerario. Intanto sono cinque le segnalazioni arrivate alla squadra mobile dorica dopo l’appello della polizia che invitava tutte le persone che avevano avuto rapporti con il 35enne a contattare i loro uffici allo 0712288595.