FABRIANO – Università, imprese, territorio, innovazione. Su questi quattro pilastri si cercherà di dare nuova linfa a Fabriano e al suo comprensorio per uscire dalla crisi economica e occupazionale che sta attanagliando il territorio da dieci lunghi anni.
E per conseguire questo obiettivo, nasce Uniti, un progetto per il rilancio del Fabrianese, che è stato al centro di due tavole rotonde svoltesi nella sala convegni del complesso monumentale San Domenico. All’iniziativa sono intervenuti, fra gli altri, rappresentanti di associazioni di categoria, manager aziendali, docenti universitari, soffermandosi sul Progetto complesso di investimento territoriale integrato strategico (Iti) a sostegno dell’area di crisi del Fabrianese (Bando Por Marche Fesr e Fse 2014-2020).
Un’iniziativa che, dopo un lungo periodo di studio, sta partendo, cercando di contribuire a invertire la rotta e coinvolgendo i territori comunali di Fabriano, Sassoferrato, Cerreto D’Esi, Genga e Matelica. Il plafond complessivo di risorse ammonta a oltre 4,5 milioni di euro e si sono studiate due fasi. La prima, che durerà dieci mesi e si concluderà a marzo 2019, punta alla realizzazione di una piattaforma tecnologica, che costituirà il punto di partenza e di riferimento per gli investimenti produttivi e di innovazione. Il tutto servirà per l’attivazione della seconda fase, la quale vedrà protagoniste le micro, piccole e medie imprese, che dovrebbero realizzare lavorazioni per le grandi aziende del territorio.
«Il progetto Uniti – ha osservato Filippo Schittone (Confindustria) – è il risultato di un cambio di passo. Tanti soggetti operanti in ambiti diversi si sono messi in sinergia, affinché il progetto non resti sulla carta, ma venga concretizzato. Attraverso una piattaforma tecnologica si sono messe in relazione la domanda e l’offerta, precisamente quattro grandi aziende (Ariston, Elica, Faber e Whirlpool) e le micro, piccole e medie imprese».
Massimiliano Santini (Cna), ricordando l’intuizione di Urbano Urbani con Fabriano Fabrica Etica dal quale tutto è partito, ha sottolineato che «ora c’è una chiara visione del territorio e delle sue necessità, si deve tornare a fare attività qualificata, il nostro enorme patrimonio di conoscenze deve essere messo a frutto».