URBINO – I maggiori esperti di atmosfera e clima riuniti a Urbino. Il quadro fornito rispetto alla qualità dell’aria non è proprio incoraggiante.
Il convegno che si è svolto di recente a cura dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (WMO) di Ginevra che ha visto riuniti a Urbino 36 esperti provenienti da 12 paesi e 3 continenti per discutere i risultati più recenti nel campo delle tecniche analitiche e modellistiche per gli studi dei cambiamenti di composizione dell’atmosfera e relative ricadute sul clima e la qualità dell’aria.
Michela Maione, docente del Dipartimento di Scienze Pure e Applicate, da circa un ventennio è responsabile delle attività dell’Ateneo nel campo delle osservazioni dell’atmosfera alla stazione globale WMO di Monte Cimone e del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
«È stato un meeting operativo – spiega Maione – gli esperti hanno fornito indicazioni rispetto alle osservazioni analitiche dell’atmosfera. In particolare si sono concentrati sui gas che hanno reattività. Rispetto alle politiche sulla qualità dell’aria in Europa la situazione sta migliorando perché gli inquinanti atmosferici sono diminuiti. Ma questa è una notizia solo parzialmente buona perché il numero delle morti dovute all’inquinamento è molto elevato. Secondo l’agenzia europea dell’ambiente si calcolano circa 400 mila morti all’anno premature dovute all’inquinamento. Dunque migliora la qualità ma non abbastanza».
Tumori e malattie respiratorie dovute allo smog. Concentrazioni ancora alte, ma il convegno ha portato alla luce una nuova variabile.
«Quello che sta cambiando sono i composti che sono responsabili del deterioramento della qualità dell’aria – continua Maione – Fino a qualche anno fa si trattava soprattutto di emissioni del traffico veicolare, adesso stanno diventando sempre più importanti e impattanti i solventi. Mi riferisco ad esempio ai prodotti che usiamo nell’ambiente domestico come detergenti e produzioni industriali. Quindi sta cambiando il cocktail di agenti inquinanti in atmosfera, composti reattivi e ossigenati. Precursori del particolato atmosferico come le polveri sottili e l’ozono al suolo. Gas che riscaldano l’atmosfera e fanno aumentare l’effetto serra».
Secondo i dati Arpam ad oggi i superamenti del livello di protezione della salute umana (massimo 50 mg/mc e 35 giorni all’anno) sono stati 28 a Fano e 27 a Pesaro.
«Ridurre questi composti vuol dire anche programmare una azione positiva per la qualità aria e clima – continua Maione – ma risentiamo dell’influenza di quelle che sono le attività di fracking per estrarre il gas naturale da usare come combustibile. Una pratica americana, ma che potrebbe essere avviata in Russia. Ha diversi problemi perchè è un combustibile fossile che provoca emissioni di Co2. Con il Fracking vengono spaccate le rocce, una prassi che causa fuoriuscite di etano e propano. Occorre quindi pensare alle conseguenze se si vuole portare fracking in Europa. Parlare di clima ha chiaramente una valenza politica, per due giorni Urbino ha ospitato studiosi da tutto il mondo per un confronto aperto e importante».