Senigallia

Utic di Senigallia ancora senza documenti ufficiali. Mangialardi rassicura, Bello critica

Il sindaco della spiaggia di velluto al centro di una nuova polemica circa la sua risposta ironica sull'interrogazione della Lega Nord e la petizione sulla sanità firmata da quasi 3mila cittadini

Uno degli edifici dell'ospedale di Senigallia
Uno degli edifici dell'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Non sono piaciuti l’ironia e i giri di parole usati dal sindaco Maurizio Mangialardi nella risposta sulla sanità data in consiglio comunale. Durante la seduta del 30 novembre, infatti, alla precisa interrogazione del consigliere della Lega Nord Davide Da Ros, il primo cittadino «è apparso – secondo Massimo Bello e Francesca Fava, rispettivamente presidente e vice dell’associazione “Energie per Senigallia” – nervoso, poco sereno, confuso, a tratti arrogante e infastidito».

L’interrogazione consiliare verteva sul futuro dell’Unità di terapia intensiva cardiologica dell’ospedale di Senigallia: un tema dibattuto in diverse occasioni e del quale manca ancora il capitolo finale. Semplicemente, non è stato scritto. Nel senso letterale del termine, non c’è ancora alcun atto scritto che smentisca, sospenda o annulli la precedente determina dell’Asur n. 361/2017, con cui si prevedeva di eliminare una delle Utic presenti nella provincia di Ancona, tra quelle di Senigallia, Jesi e Fabriano. Il problema per i cittadini senigalliesi è però che quella di Jesi sembra essere stata messa in salvo, senza che nella spiaggia di velluto alcun amministratore, Mangialardi in testa, abbia pubblicamente alzato la voce.

Ed ecco che «con la sua acrobatica risposta, con un sarcasmo davvero fuori luogo e con l’arroganza di sempre, il primo cittadino di Senigallia Mangialardi ha ironizzato – continuano i due esponenti di EpS – sulla petizione e sulle firme raccolte presentate la scorsa settimana in Regione dal Comitato a difesa dell’Ospedale, dalla nostra associazione e dall’Unione Nazionale Consumatori delle Marche, non rendendosi conto, però, che con quella petizione e con quelle firme egli sia stato di fatto completamente ‘scavalcato’, preferendo il dialogo con vertici della Regione perché la sua azione è stata inconcludente ed inefficace. Invece di ironizzare e innervosirsi, cominci a rispettare i tremila cittadini che hanno firmato la petizione».
Un esempio di come Bello e Fava vorrebbero fosse portata avanti la battaglia sulla sanità è quello del sindaco di Pergola e vicepresidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, Francesco Baldelli, il quale «insieme a tutta la sua città e al territorio limitrofo sta combattendo e difendendo, da tempo e in prima linea, servizi e strutture sanitarie della sua zona. «Mangialardi prenda esempio dal sindaco Baldelli e sia meno nervoso – concludono Bello e Fava – e porti in consiglio comunale l’atto che secondo lui congela la famosa determina».