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Valmusone, perse 120 imprese in cinque anni

I dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato di Osimo. Paolo Picchio, segretario dell'associazione di categoria: «La principale causa della fine di molte attività sta nella difficoltà finanziaria, motivata in particolar modo dalla mancata retribuzione di commesse o di lavori anche di rilevante entità»

OSIMO – Centoventi imprese in meno in cinque anni, quasi 50 perse dal 2016 al 2017. Il distretto artigiano di Osimo e della Valmusone ha subito nel tempo la perdita di numerose attività e purtroppo il trend negativo ancora non frena. I dati dell’elaborazione della Confartigianato sulla consistenza del comparto dal 2012 a oggi non mentono. Secondo i dati al primo trimestre 2012 nel territorio tra Osimo, Castelfidardo, Filottrano e Loreto erano duemila e 473 le imprese artigiane registrate, calate alle attuali duemila e 353. Una flessione che ha caratterizzato anche la forbice temporale tra primo trimestre 2016 (duemila e 402) e corrispettivo periodo del 2017 con 49 attività dell’artigianato in meno. Il flusso delle cessazioni e delle iscrizioni di impresa al primo trimestre di quest’anno poi ha visto tra gennaio e marzo la chiusura di 65 imprese artigiane, di cui 24 a Osimo, mentre 50 si sono iscritte.

Ancora al palo il settore delle costruzioni per cui la via per ripartire passa attraverso lavori di riqualificazione, ristrutturazione e ricostruzione. Nel manifatturiero le attività di meccanica e degli strumenti musicali trovano un posto nel mercato grazie all’export. Stabile l’andamento dei servizi alla persona, in calo quelli alle imprese.

«Chi è riuscito a crearsi una propria nicchia di mercato (o una specializzazione) è sopravvissuto al duro processo di selezione di questi anni. Il contesto ancora molto difficile però mette quotidianamente alla prova gli imprenditori del territorio e richiede misure importanti a sostegno del comparto – afferma Paolo Picchio, segretario della Confartigianato di Osimo -. Si conferma come principale responsabile della fine di molte attività imprenditoriali la difficoltà finanziaria, motivata in particolar modo dalla mancata retribuzione di commesse o di lavori anche di rilevante entità. Nel manifatturiero soprattutto a Osimo e Castelfidardo il settore che ha lavorato discretamente nel 2016 è stato quello della meccanica, così come quello degli strumenti musicali, entrambi trainati dalle esportazioni e dalle opportunità offerte dall’internazionalizzazione».

Per il settore delle costruzioni va fatto un discorso a parte. I dati si confermano negativi (saldo a meno dieci nel primo trimestre 2016 e meno otto nel corrispettivo periodo del 2017) e la costruzione di nuovi edifici avrà un impatto molto modesto per il futuro. La vera sfida sarà “costruire sul costruito” e “rigenerare” l’esistente. In tale prospettiva si sta attuando una maggiore segmentazione del settore: da un lato ci sono le imprese strutturate, con macchinari e attrezzature atte a lavori specialistici, attive sul mercato degli appalti, dall’altro l’ampia platea delle micro imprese, super flessibili, quasi interamente dedicate al mercato delle piccole ristrutturazioni.