PESARO – L’aumento della Tari per la Confcommercio è una autentica follia perché le imprese stanno scoppiando.
Nei giorni scorsi i sindaci della Provincia di Pesaro, nella riunione dell’Ata (Assemblea territoriale d’ambito per i rifiuti), hanno deciso l’aumento della Tari (imposta rifiuti) del 2,5%.
Cosa significa? Per un albergo di 50 camere la Tari è di circa 13 mila euro l’anno, così aumenterebbe di quasi 900 euro.
Sul caso interviene Amerigo Varotti, direttore Confcommercio, e lo fa con parole al vetriolo. «E pensare che proprio in questi giorni avevo firmato una lettera inviata all’Ata e ai sindaci in cui chiedevo una riduzione dell’odiosa (per i criteri di calcolo) tassa. Mi pare che risposta più chiara alla nostra missiva non ci sia. Noi chiediamo una cospicua riduzione per alcune categorie che pagano vergognosamente per rifiuti che non producono e quindi servizi che non richiedono (ristorati, bar, alberghi in primis) e i sindaci nell’ Assemblea dell’organismo decisionale approvano, sorprendentemente, di aumentare la tassa.
Ma forse non c’è ancora consapevolezza che le imprese stanno scoppiando? Che le imprese non ce la fanno più a reggersi in piedi a causa degli effetti della pandemia, degli insufficienti ristori economici a fronte di fatturati e ricavi crollati?
Noi stiamo facendo di tutto – come Associazione imprenditoriale – per rappresentare alle Istituzioni in maniera chiara e pacata la gravità del momento cercando, anche, di contenere la rabbia, lo sconforto, l’insicurezza e la paura degli imprenditori. Cercando di aiutare con una forte azione nei confronti delle Istituzioni a tutti i livelli. L’aumento della tari è uno schiaffo a chi tenta di non chiudere».
Varotti chiude con un appello: «Speriamo che dopo l’assurda decisione i sindaci decidano di non applicarla. Anche perché le Aziende di servizi Marche Multiservizi e Aset fanno utili milionari e non esiste che si aumentino ancora le tariffe. Per altro, nel caso delle nostre imprese, per rifiuti non prodotti e servizi non resi né richiesti. Se così non fosse si dovranno fare carico delle responsabilità sociali e politiche di una scelta folle».