FABRIANO – Il coordinamento unitario sindacale di Elica esprime «profonda delusione» per l’esito del primo faccia a faccia, in sede locale, con il management della multinazionale di Fabriano leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti avvenuto questo pomeriggio, 13 luglio. Secondo i sindacati da questo tavolo tecnico «emergono distanze abissali e modifiche inconsistenti al piano strategico 2021-2023 presentato lo scorso 31 marzo e “sospeso” al termine dell’ultima riunione, in videoconferenza, al Mise il 30 giugno. Piano che prevede: 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo.
I sindacati rilanciano l’attenzione in vista del tavolo di crisi al Mise che si riunirà il 21 luglio prossimo.
La delusione e l’annuncio della ripresa della mobilitazione
«Le modifiche proposte dall’azienda non sono state assolutamente profonde e radicali come annunciate, ma piccoli aggiustamenti che nei fatti nulla cambiano. Il poco lavoro che sarebbe lasciato sul territorio e un’unica tipologia di prodotto che dovrebbe essere oggetto di reshoring, interesserebbero davvero volumi minimi. Non vediamo alcun cambio di strategia dei piani di Elica», si legge nella nota a firma del Coordinamento.
Le parti sociali evidenziano su come abbiano avanzato le loro proposte «su come rimodulare gli stabilimenti italiani, andando a modificare il mix produttivo per spostare le produzioni sull’alto di gamma, prevedere gli investimenti del prossimo futuro in Italia e non in Polonia. Le aspettative create dalle dichiarazioni aziendali, che nei fatti sono state disattese, ci vedono costretti a manifestare la grande delusione che non può essere attenuata dal fatto che, in attesa del tavolo ministeriale, il management si è fatto carico di una valutazione di quanto da noi proposto».
Considerando questo stato di cose, cioè il fatto che da un punto di vista di volumi produttivi che resterebbero in Italia, con relativo impatto occupazionale leggermente modificato, «siamo nei fatti fermi al 31 di marzo. A sostegno delle nostre proposte, con al centro il lavoro sul territorio, il Coordinamento si vede costretto ad annunciare la ripresa della mobilitazione», si conclude la nota.
La posizione di Elica
Dal canto suo l’azienda, nell’incontro di oggi con i sindacati nella sede di Confindustria Ancona, ha ribadito la propria disponibilità a dialogare con le parti sociali e le Istituzioni per rivedere il piano industriale presentato proponendo la riorganizzazione per la quale lo stabilimento di Mergo diventerà l’hub dei prodotti di alta gamma, caratterizzati da elevata specializzazione e qualità della manodopera, cioè quei prodotti “Made in Italy” per i quali Elica è famosa in tutto il mondo.
Le produzioni ad alto volume e a maggiore standardizzazione e automazione dei processi saranno realizzate nello stabilimento in Polonia. Questo consentirà di focalizzare i due stabilimenti (Italia-Polonia) su specifiche produzioni e di evitare duplicazioni. Elica ha anche illustrato quali prodotti intende mantenere in Italia e quali far rientrare dalla Polonia.
«Grazie a questa operazione sarà possibile diminuire di 80 persone il numero dei dipendenti coinvolti nel piano industriale e di conseguenza conservare i relativi posti di lavoro sul territorio. L’azienda auspica che tale proposta possa costituire il punto di partenza per una prima fase di confronto da approfondire presso il tavolo ministeriale. Elica, inoltre, si è resa disponibile a valutare le proposte avanzate dalle parti sociali per salvaguardare ulteriori posti di lavoro», il commento della multinazionale di Fabriano al termine dell’incontro odierno.