FABRIANO – Vertenza Elica, il 24 maggio prossimo alle 13 nuova convocazione dei vertici della multinazionale di Fabriano in Regione. Ad annunciarlo il presidente della Giunta, Francesco Acquaroli, al termine del summit odierno avuto dall’Esecutivo regionale con i sindacati di categoria e le Rsu aziendali. «Sostenere e difendere il territorio», con queste parole del presidente Acquaroli, si è concluso questa mattina il secondo incontro a Palazzo Leopardi con le rappresentanze sindacali sulla vertenza Elica. Presenti anche gli assessori al Lavoro Stefano Aguzzi, alle Attività produttive Mirco Carloni, al Bilancio Guido Castelli e alla Sanità Filippo Saltamartini.
Continuano a suscitare molte preoccupazioni i contenuti del piano strategico 2021-2023 di Elica, azienda leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, che prevede: 409 esuberi su 560 totali dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. Oggi, alle 13, il presidente della Regione Marche ha incontrato i rappresentanti dei sindacati di categoria e le Rsu degli stabilimenti per fare il punto della situazione.
«La Regione Marche ha convocato per lunedì 24 maggio alle ore 13 i vertici dell’azienda. La Regione intende offrire la massima disponibilità a sostenere, in tutti i modi che ci sono consentiti dalla legge e dalle procedure, l’azienda e i suoi lavoratori, affinché possano trovare sul territorio il loro futuro e si creino i presupposti per un rilancio delle produzioni nelle Marche. Parliamo di un’area già fragile che vive un momento molto difficile e che dobbiamo tutelare mettendo in campo tutte le forze per evitare un ulteriore depauperamento delle opportunità di lavoro».
Dal canto loro, i rappresentanti delle parti sociali hanno ribadito le proprie posizioni. Vale a dire che una discussione seria può partire solo viene tolto dal tavolo il piano strategico. I sindacati di categoria hanno anche chiesto all’Esecutivo regionale di fare il giusto pressing nei confronti dell’azienda e del Mise affinché si torni al tavolo di crisi anche a Roma.