FABRIANO – Confermato il licenziamento di tutto il personale della Indelfab di Fabriano (ex JP Industries), a seguito della firma sul verbale di mancato accordo fra azienda e sindacati. Rischio nuova ecatombe occupazionale per il fabrianese per i 537 lavoratori – 275 a Fabriano, stabilimento di Santa Maria, e 262 in Umbria, stabilimento di Gaifana – che stanno usufruendo di un periodo di cassa integrazione per cessazione, ammortizzatore sociale che scadrà il prossimo 15 novembre. Fino a tale data non sarà possibile licenziare, ma dopo sì. Sempre che non intervengano fattori nuovi. «È indispensabile una rapida convocazione ministeriale per tutelare le persone, anche attraverso progetti di re-industrializzazione», il commento di Pierpaolo Pullini, componente della segreteria provinciale della Fiom e responsabile per il distretto economico di Fabriano.
Vertenza Indelfab: parla la Fiom
Il 14 giugno è stato firmato il verbale di mancato accordo in sede sindacale per quanto concerne la procedura di mobilità della Indelfab, azienda in fallimento. La sottoscrizione del testo si è resa necessaria in quanto risultavano scaduti i giorni previsti per il tentativo di accordo tra le parti, azienda – i tre curatori fallimentari: Simona Romagnoli, Sabrina Salati e Luca Cortellucci – e sindacati di categoria. È stato, dunque, confermato il licenziamento di tutto il personale. E, per scongiurarli, si apre ora la fase Istituzionale.
«Riteniamo indispensabile la convocazione da parte del ministero del Lavoro nei tempi più rapidi possibili per valutare la possibilità di individuare strumenti ulteriori di tutela delle persone e dei livelli occupazionali. Sentiamo in questi giorni tanto parlare di re-industrializzazioni e la Indelfab potrebbe veramente rappresentare un banco di prova anche per i progetti normativi annunciati. Tutti i livelli istituzionali devono adoperarsi affinché agli annunci seguano i fatti. Il fallimento Indelfab costituisce una delle più grosse sfide per il rilancio del fabrianese e per il contrasto ai processi di desertificazione industriale, in un territorio che sta affrontando complicatissime crisi di diversa natura che invece vanno gestite diversamente, trovando il modo di mantenere sul territorio il lavoro che già c’è», conclude Pierpaolo Pullini.