FABRIANO – «Non solo gli operai diretti, ma anche quelli indiretti devono essere salvaguardati». A chiederlo è il segretario della sezione fabrianese della Confartigianato, Simone Clementi, in merito alla vertenza Tecnowind.
La prossima settimana, secondo quanto deciso nell’incontro al ministero dello Sviluppo economico del’11 aprile scorso, dovrebbe esserci una nuova riunione per affrontare la crisi che investe l’azienda fabrianese che produce cappe aspiranti. Al momento, la situazione appare cristallizzata.
L’azienda ha chiesto di accedere al concordato preventivo in continuità aziendale. Il tutto per garantire il sostegno necessario sia all’attività produttiva che al reddito per i circa 280 lavoratori dell’azienda fabrianese che produce cappe aspiranti. Inoltre, è stata confermata dall’impresa la situazione difficile dal punto di vista di accesso al credito, dando comunque la disponibilità a interagire con le Istituzioni per ricercare la soluzione migliore a questa ennesima crisi industriale a Fabriano. L’obiettivo è mantenere la produzione e la ricerca di nuovi acquirenti presentando il concordato e quindi ricercare una banca finanziatrice che possa consentire di avere 60 giorni per valutare i possibili cambi di proprietà. Il Ministero e la Regione hanno offerto la collaborazione per quanto di competenza nell’ambito delle politiche del lavoro in modo da garantire sicurezza ai lavoratori fino al periodo dell’omologa. Una trattativa complessa che si è sviluppata per oltre tre ore e si è aggiornata a un incontro definitivo dopo Pasqua.
I sindacati hanno chiesto che si presenti al più presto un piano industriale per comprendere meglio le strategie aziendali e gli eventuali ammortizzatori sociali da calibrare per questo caso specifico.
Ma un aspetto, fino a oggi, non ancora considerato è proprio quello relativo ai fornitori della Tecnowind e, di conseguenza, alla cosiddetta occupazione indiretta.
«Sono oltre 250 i lavoratori indiretti dell’azienda fabrianese. È chiaro che una diminuzione di lavorazioni esterne rischia di coincidere con la contrazione della stessa forza lavoro. Per questo bisogna pensare anche a loro. Sarebbe opportuno, quindi, che anche ai tavoli sindacali e ministeriali fossero invitate le Associazioni di categoria. Molti di questi fornitori sono riusciti a rimanere in piedi dopo lo choc della Antonio Merloni e ora rischiano di avere nuovamente grandi difficoltà a seguito di questa ennesima crisi industriale. Fabriano – conclude Clementi – non può permettersi un’ulteriore ecatombe occupazionale».