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Vertenza Tecnowind: dietrofront dei potenziali due acquirenti

A ben leggere la nota stampa diffusa dalle parti sociali, è scritto a chiare lettere che anche le due ultime speranze di vendita dell’intero perimetro industriale sono andate in fumo. Sarebbero interessati solo allo stabilimento in Cina

La sede fabrianese della Tecnowind
La sede fabrianese della Tecnowind

FABRIANO – Vertenza Tecnowind: secondo i sindacati non è emersa alcuna novità importante dal primo tavolo di confronto. Ma, invece, a ben leggere la nota stampa diffusa dalle parti sociali, è scritto a chiare lettere che anche le due ultime speranze di vendita dell’intero perimetro industriale sono andate in fumo. Domani, 14 novembre alle 8, nuova assemblea con i 248 lavoratori.

Il tempo scorre e il rischio licenziamento per 140 operai dell’azienda fabrianese che produce cappe aspiranti, si avvicina inesorabilmente. Questa mattina, 13 novembre, nella sede della Confapi in Ancona, si è svolto il primo tavolo di confronto sindacale così come prevede la normativa vigente dopo che si apre ufficialmente la procedura di mobilità, 26 ottobre scorso. Ci sono 45 giorni di tempo, a oggi ancora meno, per scongiurare i licenziamenti di ben oltre il 50 per cento della forza lavoro.

Nel corso delle due ore circa di confronto, il management della Tecnowind ha confermato di aver depositato il piano concordatario presso il Tribunale di Ancona il 4 novembre scorso. Il Giudice si è riservato di decidere.

Quindi, la notizia che probabilmente fa naufragare le ultime speranze di vendita dell’intero perimetro industriale. Dall’azienda, infatti, si è dichiarato che ad oggi le uniche manifestazioni di interesse in essere per eventuali acquisizioni, riguardano singoli asset, in maniera prevalente il sito cinese. Dai contatti avuti a fine ottobre con un soggetto industriale e uno finanziario si è, dunque, registrato un netto passo indietro rispetto alle intenzioni mostrate nelle scorse settimane.

Il rischio fallimento è ormai dietro l’angolo, con tutto ciò che ne consegue in termini occupazionali. Ecco perché le parti sociali hanno iniziato a esercitare tutte le pressioni possibili per permettere all’azienda di continuare a lavorare.

«Risulta indispensabile partire dalla riduzione del numero di esuberi per iniziare a discutere di tutte le azioni da mettere in campo per questa difficilissima vertenza. A partire dall’attivazione di percorsi, in sinergia con le Istituzioni e dando corso agli impegni presi nel corso degli ultimi incontri al Mise, che possano portare – si conclude la nota a firma delle segreterie provinciali di Fiom, Fim, Uilm – al mantenimento degli ammortizzatori sociali e auspicabili nuove forme di finanziamento».