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Marche, via libera al piano faunistico venatorio. Uno tra i primi in Italia a valenza regionale

L'atteso strumento di pianificazione della caccia ha ottenuto il disco verde in seduta consiliare. Soddisfatti l'assessore Moreno Pieroni e il presidente della commissione, Gino Traversini. Critici i pentastellati

Il consiglio regionale

ANCONA – Via libera al piano faunistico venatorio. Il disco verde è arrivato nel pomeriggio di ieri, martedì 18 febbraio, in consiglio regionale con 20 voti a favore e 6 contrari. Uno strumento di pianificazione dell’attività venatoria, del territorio agro-silvo-pastorale e di gestione della fauna, che era molto atteso e che è fra i primi in Italia ad avere valenza regionale, dopo il passaggio di competenze in materia dalle Province alla Regione.

Nel piano il dettaglio delle zone soggette a tutela, di quelle sotto la protezione nazionale e regionale, oltre che dei siti di Rete Natura 2000, e degli 8 Ambiti territoriali di caccia (Atc) tutti confermati. Un testo che prima di approdare in consiglio regionale è passato attraverso le audizioni in commissione sviluppo economico per un confronto con le associazioni venatorie, agricole e ambientaliste.

Tra le novità la reintroduzione del termine “risarcimento” al posto di indennizzo per i danni prodotti dalla fauna selvatica; mentre sul fronte dei confini va rilevato che il piano supera la quota minima di superficie prevista dalla normativa statale che è pari al 21%, arrivando al 21,7%.

Soddisfatti l’assessore alla caccia Moreno Pieroni e il presidente della commissione, Gino Traversini (Pd), che ha parlato di «scommessa vinta», sottolineando il fatto che lo strumento di pianificazione faunistico venatoria recepisce l’80% delle segnalazioni raccolte durante le audizioni. Per il relatore di opposizione Piero Celani (FI) si tratta di un piano «valido». Un atto giudicato «indispensabile e molto atteso» dai consiglieri di opposizione di Lega e Fratelli d’Italia che però hanno tenuto a precisare il ritardo e alcune lacune e imprecisioni presenti a loro dire nello strumento di pianificazione faunistico venatoria.

A votare contro, sono stati i consiglieri regionali Sandro Bisonni dei Verdi e Gianluca Busilacchi di Articolo Uno, oltre al gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle con Gianni Maggi, Romina Pergolesi, Peppino Giorgini e Piergiorgio Fabbri.

Critici i pentastellati che hanno battezzato ironicamente il piano come «molto venatorio e poco faunistico», così come Sandro Bisonni che aveva chiesto con un emendamento respinto di sospendere l’attuazione del piano in attesa della verifica dei valichi di montagna.

Maggi si è detto molto preoccupato per «questo sostegno massiccio e reiterato al settore. Italia Viva ci ha addirittura detto che i cacciatori riconoscono a questa legislatura un supporto determinante e ben più incisivo rispetto al passato. Questa cosa mi rende ancora più perplesso. Il collega Piergiorgio Fabbri ha dichiarato che questo è un piano poco faunistico e tanto, troppo, venatorio. Ha ragione da vendere. Non credo insomma che i cacciatori, come hanno tentato di convincerci, siano i paladini dell’ambientalismo. E non lo fanno per il sostentamento, come accadeva secoli fa, ma sparano per divertimento. Ecco perché resto contrario, senza se e senza ma. Mi auguro almeno che la caccia non diventi materia scolastica, come pure è stato proposto dal centrodestra in Veneto e Lombardia».

«Ho votato contro perché  il piano è molto incentrato sugli aspetti della caccia – commenta il consigliere dei Verdi Sandro Bisonni –  e a mio avviso viola una serie di normative nazionali come quella sugli Atc (Ambito territoriale caccia) che dovrebbero essere sub provinciali, mentre in provincia di Ascoli e Fermo non lo sono. Inoltre è mancata l’individuazione dei valichi montani dove andrebbe preclusa la caccia perchè non sono stati individuati. Ed è mancata la georeferenziazione di tutti gli appostamenti di caccia fissi».

La consigliera di Fratelli d’Italia Elena Leonardi ha sottolineato che il piano «colma un vuoto normativo a poche settimane dalla fine della legislatura», poi riferendosi ai danni prodotti dai cinghiali alle colture agricole e con  incidenti stradali «sempre più numerosi» pongono l’accento sul fatto che sia necessaria una «convivenza tra il mondo venatorio, quello agricolo e quello ambientalista». Una scommessa vinta, che Leonardi ha spiegato «parte però da una sconfitta nei fatti che ha dimostrato l’ennesimo vuoto normativo frutto della mancanza di programmazione». La consigliera ha infatti ricordato l’approvazione del suo emendamento per la realizzazione delle Zone di Addestramento Cani negli Ambiti Territoriali di Caccia. Infine giudica positiva la reintroduzione del risarcimento dei danni da fauna selvatica «al posto del “vecchio” indennizzo che non dava una risposta adeguata ai problemi degli agricoltori e degli allevatori».