Attualità

Violenza di genere, il gran maestro Romoli: «La Gran Loggia d’Italia degli Alam dalla parte delle donne»

Le parole di Luciano Romoli: «Le donne sono la sostanza che si oppone alla forma, alla finzione del potere, alla mistificazione cui gli uomini sono maggiormente portati»

Immagine di repertorio

Il 25 novembre apre come ogni anno il sipario sull’orizzonte tragico della violenza di genere. Numeri in crescita fanno comprendere la gravità di un fenomeno che interpella la coscienza degli uomini del nostro tempo. «La Gran Loggia d’Italia degli Alam (Antichi Liberi Accettati Muratori, ndr) condanna ogni forma di limitazione della libertà, che in ogni angolo del pianeta continua a verificarsi, come ci raccontano le cronache ogni giorno», spiega il gran maestro Luciano Romoli.

«La Gran Loggia d’Italia degli Alam, da sempre impegnata nella promozione dei valori umanitari, riconosce l’importanza delle donne nella società contemporanea. Il conferimento del Nobel a Claudia Goldin, economista di Harvard, per il suo impegno a promuovere l’eguaglianza di genere nella consapevolezza dell’apporto di valore e di conoscenza che la parte femminile assicura alla società e all’economia nel suo complesso, dimostra che il discorso sulla violenza riveste un orizzonte molto ampio e denso di implicazioni».

«La Gran Loggia d’Italia degli Alam – prosegue il gran maestro – ha le carte in regola in materia, avendo scelto dal lontano 1952 di avvalersi dell’apporto delle donne. Siamo sorelle e fratelli a pieno titolo impegnati nella costruzione del tempio, come spazio di accoglienza della diversità, di confronto e dialogo».

Secondo Romoli, non ci può essere equità nella separazione e discriminazione, nell’ambiguità, nell’esercizio sistematico della “bugia semiologica”, che oggi inquina il discorso pubblico. Storie come quella dell’iraniana Mahsa Animi e le atrocità della guerra impongono una riflessione puntuale sul destino dell’umanità. «Il conflitto in Medio Oriente fa vedere il sacrificio immane di donne e bambini indifesi, quando avremmo bisogno proprio delle donne per ripensare a un modello di convivenza pacifico fondato sui valori. Metteremo in campo molte iniziative, facendoci agenti del cambiamento, per dare un messaggio forte che possa arrivare alle classi dirigenti del pianeta».

E infine uno sguardo di speranza: «Le donne sono la sostanza – diceva Pirandello – che si oppone alla forma, alla finzione del potere, alla mistificazione cui gli uomini sono maggiormente portati», conclude Romoli. «È il momento di dire dei no che possano aprire le porte, di un mondo nuovo, capaci di realizzare il diritto e di affermare il sogno gandhiano della “non violenza”, che non è solo il culmine del coraggio, ma l’orizzonte di una nuova alba del diritto».