ANCONA – L’Italia torna alle urne per eleggere un nuovo governo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver sentito i presidenti di Camera e Senato, ha firmato il decreto di scioglimento dei due rami del Parlamento. Si andrà alle urne il 25 settembre. Ed è corsa contro il tempo.
La roadmap
Le liste dei candidati dovranno essere presentate entro un mese e il deposito dei simboli a Ferragosto. Il timing per le elezioni, che si terranno il 25 settembre come deciso dal Consiglio dei ministri, è partito. Tra il 21 e il 22 agosto dovranno essere presentate le liste, mentre il 26 agosto prenderà il via ufficialmente la propaganda elettorale, un mese prima dell’appuntamento per il voto.
Le reazioni
Esulta Fratelli d’Italia che chiedeva di restituire la parola agli italiani da tempo. «La storia ci ha dato ragione – commenta Emanuele Prisco, commissario provinciale di Fratelli d’Italia Pesaro Urbino, ex commissario regionale -. Perché gli unici governi che funzionano sono quelli a maggioranza coesa. Abbiamo avuto tre governi con maggioranze diverse e nessuno di questi ha funzionato. La parola quindi passi agli italiani perché l’Italia ha bisogno di un governo con una linea chiara, che non rincorra continuamente compromessi al ribasso e con un forte mandato elettorale per garantire stabilità e riforme».
«Disappunto» viene espresso dal presidente dei presidi marchigiani Riccardo Rossini che lamenta con le elezioni, che dovrebbero avvenire tra fine settembre e i primi di ottobre, la chiusura delle scuole che ospiteranno i seggi, pochi giorni dopo la riapertura dalla pausa estiva. «Da cittadino mi sembrava normale pensare che un governo stabile in questo momento di transizione fosse meglio di un governo tecnico in attesa di elezioni – aggiunge -, così come non pensare da preside che le scuole non avrebbero dovuto richiudere a pochi giorni dalla riapertura, dopo due anni di pandemia con le lezioni svolte in Dad».
«È un disagio che chiediamo di affrontare da tempo – spiega – perché con le elezioni le scuole dovranno sacrificare due giorni di lezioni, a cui poi si andranno a sommare le eventuali chiusure in caso di condizioni meteo avverse. Se si poteva evitare sarebbe stato meglio».
«La situazione per noi resta drammatica» commenta Apollinare Lazzari, presidente dell’associazione pescatori di Ancona, intervenendo sulla crisi di governo. Le marinerie hanno scioperato per alcune settimane contro i rincari del gasolio, poi hanno ripreso il mare «per garantire una paga ai nostri marinai».
Il settore è sfiduciato. «Per il mondo della pesca peggio di così non può andare, con il gasolio a questi prezzi» dice, le elezioni «non ci cambieranno la vita». Le marinerie sperano in un intervento dell’Europa per calmierare i prezzi perché altrimenti «a settembre sarà dura ripartire». L’auspicio del mondo della pesca è quello che «il prossimo governo, al di là del colore politico, faccia qualcosa e prenda a cuore la nostra situazione».
Intanto il 28 luglio scatterà il fermo biologico che terminerà il 12 settembre, la preoccupazione è per l’autunno con la ripresa della pesca. Il gasolio è sceso da 1,30 a 1,20 euro, ma il prezzo è ancora troppo elevato per garantire profitti adeguati che consentano alle imprese del mondo della pesca di andare avanti.