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Whirlpool, i sindacati nazionali chiedono un incontro al Mise

I segretari di Fiom, Fim e Uilm chiedono un tavolo di confronto al Ministero dello Sviluppo Economico per la verifica dell’attuazione dell’accordo sottoscritto il 25 ottobre 2018 tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e la multinazionale americana. Si attende la risposta per la convocazione

Whirlpool
La sede amministrativa di Fabriano della Whirlpool

FABRIANO – Un incontro al ministero dello Sviluppo economico per la verifica dell’attuazione dell’accordo sottoscritto il 25 ottobre 2018 fra sindacati e Whirlpool. A inoltrare formale richiesta, i segretari nazionali di Fiom, Fim e Uilm, rispettivamente Barbara Tibaldi, Alessandra Damiani e Gianluca Ficco. Si attende la risposta del Mise.

Da più settimane, anche a Fabriano, vi è preoccupazione per quel che concerne la situazione legata alle strategie della multinazionale americana, soprattutto per quel che riguarda i cosiddetti colletti bianchi. Nella sede impiegatizia di Fabriano sono 31 le posizioni lavorative che nel giro di poche settimane sono state soppresse. Lo scorso febbraio, lo spostamento di alcune mansioni degli uffici finanziari in Polonia, complessivamente 16. Poi si sono aggiunte altre 15 mansioni relative alla Supply Chain, logistica, che sono state dirottate sempre in Polonia.

Per motivare questa scelta, la Whirlpool ha fatto riferimento al taglio di costi fissi di 50 milioni di dollari da effettuare nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) che hanno impatto su tutti i siti italiani da cui Fabriano non è esclusa. I sindacati, sia a livello nazionale che territoriale, hanno subito espresso la propria netta contrarietà.

Per gli impiegati di Fabriano che, di fatto, non hanno più la loro mansione, si aprono due possibili strade: una ricollocazione attraverso il piano di formazione oppure optare per la mobilità volontaria accettando l’incentivo all’esodo pari a 85mila euro più un anno in “solidarietà” se decideranno di andar via entro il 30 giugno prossimo. L’incentivo potrebbe salire a 110mila euro se gli impiegati dovessero rinunciare all’anno in “solidarietà”.

«Il piano sociale dell’azienda, incentivi all’esodo, è sicuramente molto importante, ma non può essere la strada per la risoluzione della difficilissima situazione. Le operazioni di Job rotation e Job posting messe in atto potrebbero essere un percorso interessante da seguire, ma è sicuramente necessario uno sforzo ulteriore per non lasciare indietro nessuno, sia per la dignità delle persone coinvolte che per l’immagine della multinazionale stessa: ulteriori azioni in questa direzione potrebbero sicuramente distendere il teso clima che si è venuto a creare, dovuto alla sensazione di non vedere l’uscita da questa crisi aziendale che dura ormai da un decennio, quindi anche precedente alla fusione con Whirlpool, e che coinvolge tutto il comprensorio di Fabriano», hanno evidenziato le parti sociali non escludendo una mobilitazione nel caso in cui non si arrivi in tempi rapidi a una convocazione sia a livello territoriale che nazionale, nello specifico al Mise.