Benessere

Accettare…smettere di lottare contro ciò che non si può cambiare

Il tema dell’accettazione occupa un posto di rilievo tra i concetti della psicologia e ricorre frequentemente tra le problematiche di chi chiede un aiuto psicologico. L'approfondimento

Il tema dell’accettazione occupa un posto di rilievo tra i concetti della psicologia e ricorre frequentemente tra le problematiche di chi chiede un aiuto psicologico. “Non riesco ad accettarlo” è una delle frasi che noi psicologi sentiamo pronunciare più spesso. Può trattarsi della morte di una persona cara, di una malattia, della fine di una relazione sentimentale, ma anche di molte altre situazioni di minore gravità. Allo stesso tempo, l’accettazione, della realtà e di sé stessi, è parte fondamentale di qualunque percorso di psicoterapia.

Accettare significa essere consapevoli che qualcosa è irrimediabilmente perduto o non realizzabile, smettere di investire energie su qualcosa che non possiamo ottenere, smettere di lottare inutilmente contro qualcosa che non possiamo eliminare e rivolgere altrove in modo più fruttuoso le nostre energie, dedicandoci a ciò che è possibile.  Significa quindi recuperare energie per riorientare la nostra vita con nuove motivazioni e nuovi scopi e serve a preservare il nostro benessere emotivo.

Lucia Montesi
La psicoterapeuta Lucia Montesi

L’accettazione difficilmente può avvenire in tempi brevi, nel momento in cui si verifica l’evento, ma è piuttosto la conclusione di un percorso emotivo, di un processo che solitamente attraversa più fasi. Non a caso, le teorie che illustrano l’adattamento psicologico a eventi come il lutto e la diagnosi di una malattia grave, pongono tutte solo alla fine la fase dell’accettazione, dopo l’iniziale momento di shock e rifiuto e dopo un lungo e penoso succedersi o alternarsi di emozioni sgradevoli come rabbia, paura, tristezza, depressione, disperazione.

Solo dopo aver attraversato tutto questo, è possibile giungere ad un’autentica accettazione.

Questo processo emotivo che termina idealmente con l’accettazione, è stato osservato inizialmente nella diagnosi di malattie gravi e nel lutto, ma successivamente si è convenuto che riguardi tutte le situazioni in cui affrontiamo una perdita significativa o un cambiamento che ha un impatto importante sulla nostra vita e sulle nostre prospettive future.

L’accettazione, un percorso emotivo

Un’apparente accettazione che si presenti immediatamente o comunque molto presto, può essere in realtà una pseudo-accettazione ed essere piuttosto l’esito della repressione delle emozioni negative che normalmente si sviluppano in risposta agli eventi stressanti, o di una dissociazione. Seppure dolorose, queste emozioni negative hanno una loro utilità, nel momento in cui dobbiamo confrontarci con la perdita o l’irrealizzabilità di qualcosa di importante. La rabbia inizialmente corrisponde al tentativo di trovare un colpevole in un responsabile altro o in noi stessi, trovando così un senso all’accaduto. Oppure ci aiuta a staccarci più facilmente da qualcuno, ad esempio da un partner, quando la relazione termina. La tristezza fa sì che proviamo meno interesse verso le attività, ritiriamo l’investimento di energie dall’obiettivo a cui dobbiamo rinunciare, ci ritiriamo in noi stessi per poi arrivare a formulare nuove alternative. La paura e l’ansia ci rendono attenti e prudenti di fronte a una situazione nuova e cambiata che ci è sconosciuta. Tutte queste emozioni preparano gradualmente il terreno per l’accettazione. Accettazione non significa non provare emozioni negative: queste possono essere presenti, anche se in modo meno intenso. Ciò che contraddistingue l’accettazione non è l’assenza di emozioni negative, quanto lo smettere di tentare di modificare l’immodificabile.

La malattia

Nel caso di malattie importanti, molte persone temono che accettare la malattia possa significare arrendersi e non combattere, quindi lottano costantemente, ma invano, per allontanare i pensieri sulla malattia e per debellare i sintomi fisici. Accettare non significa arrendersi ma usare le energie in modo più funzionale, riportando l’attenzione ad altri aspetti della propria vita. Inoltre, tentare di evitare, di non sperimentare emozioni sgradevoli, comporta l’evitamento di un gran numero di attività e situazioni (ad esempio, privarsi di occasioni sociali piacevoli per non provare l’imbarazzo di mostrarsi agli altri con una parrucca). Accettare di provare imbarazzo, ansia o tristezza permette di continuare a vivere a dispetto della malattia, senza esserne limitati più di quanto la malattia oggettivamente comporti.

Accettare non significa quindi adattarci facilmente a tutto o superare in modo disinvolto eventi dolorosi, ma piuttosto perseguire il nostro benessere nonostante le avversità, smettendo di sprecare energie per combattere una realtà che non possiamo cambiare.

Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
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