Siamo in primavera e tanti sono i vantaggi per tutti, a partire dalle ore di luce in più a disposizione e dalla bellezza di giardini fioriti che ci regalano mille colori. Ma per i milioni di persone che soffrono di allergie primaverili significa anche starnuti, congestione, naso che cola.
Una polvere finissima nell’aria rende complicata la giornata a chi ne è allergico. Stiamo parlando del polline che in questo periodo è, come ogni anno, il nemico numero uno per bambini e adulti. Un nemico che fa evitare anche di stendere le lenzuola la mattina all’aria aperta. Facile, se non facilissimo, confondere un raffreddore da allergia con un raffreddore virale, soprattutto se si è ormai adulti. Per saperne di più abbiamo incontrato il dottor Corrado Micucci, specialista in allergologia ed immunologia clinica, responsabile del Servizio di Allergologia presso l’U.O.C. di Pneumologia all’Ospedale “Carlo Urbani” di Jesi Area Vasta 2.
In che cosa consiste l’allergia al polline? Che cosa accade nel paziente?
«Quando parliamo di allergia intendiamo una risposta alterata o meglio esagerata del nostro sistema immunitario verso una sostanza, cioè un agente esterno che chiamiamo appunto allergene. I pollini sono appunto un tipo di allergene: piccole particelle, non visibili ad occhio nudo, che vengono liberate nell’aria dalla fioritura di piante o erbe.
Certo, …non tutti diventano allergici: purtroppo alcuni di noi, a causa di una predisposizione genetica e in seguito ad un’esposizione persistente o comunque ripetitiva all’allergene, sviluppano questa risposta anomala. Questo significa che il loro sistema immunitario reagisce ai pollini come ad una minaccia. Ed ecco che compaiono i sintomi tipici dell’allergia».
Di che cosa si lamenta una persona allergica al polline?
«Il polline fa parte degli allergeni che vengono definiti aeroallergeni, cioè che “volano” nell’aria, insieme alle muffe, agli acari della polvere e alle sostanze allergizzanti derivanti da animali domestici. Chi è allergico al polline ha sintomi legati prevalentemente agli organi dell’apparato respiratorio e visivo: starnuti, naso chiuso, abbondante produzione di muco simile all’acqua, prurito agli occhi e al naso, occhi rossi, tosse e a volte difficoltà a respirare».
Come ci si accorge?
«Beh sicuramente sono proprio questi sintomi, che in genere arrivano all’improvviso e tendono a essere ricorrenti, a mettere in allarme. C’è da dire però che non è sempre facile sospettare che si possa essere allergici. Ecco, a tal proposito, un esempio: un raffreddore, se pur ricorrente a gennaio e febbraio potrebbe essere confuso con un comune raffreddore (di orgine virale) mentre potrebbe essere la conseguenza di una allergia al polline dei cipressi, il cui periodo di maggior concentrazione nell’aria va da gennaio ad aprile.
In linea generale la ricorrenza dei sintomi, magari con la tendenza al peggioramento, nello stesso periodo dell’anno, dovrebbe far insospettire».
Può succedere che ci si accorga all’improvviso e che l’allergia compaia in tarda età?
«Purtroppo sì. In genere c’è una prima fase, che noi chiamiamo “di sensibilizzazione”, durante la quale il sistema immunitario del paziente comincia a produrre gli anticorpi verso i pollini o altri allergeni, ma in cui può esserci ancora assenza di sintomi. Questi possono apparire solo in un secondo momento, a volte sono lievi e poco “fastidiosi”, a volte così importanti da impedire al soggetto di avere un sonno tranquillo, di riuscire a concentrarsi durante lo studio o il lavoro, o di non riuscire proprio a lavorare. L’allungamento della vita, il cambiamento climatico, con la tendenza all’anticipo delle stagionalità e all’aumento del numero di pollini prodotti da una pianta nel corso dell’anno, nonché l’inquinamento atmosferico, hanno favorito l’aumento dell’allergenicità dei pollini e quindi anche della sensibilizzazione in tarda età».
Qual è il periodo “caldo”?
«Sicuramente la primavera è uno dei periodi più “difficili” per il paziente allergico ai pollini, però credo che sia il caso di fare maggiore chiarezza. Parlando di allergia ai pollini possiamo dividere le piante e/o le erbe in base al loro periodo di pollinazione: ve ne sono a pollinazione tardo invernale, cioè da gennaio ad aprile, come le cupressacee e le betulacee; altre a pollinazione primaverile, cioè da aprile a giugno, come le graminacee, la parietaria (anche conosciuta come erba muraria) e gli alberi di ulivo; altre ancora a pollinazione tardo primaverile/estiva, cioè da giugno a settembre, come le compositae (artemisia, ambrosia,…) e infine a settembre può rifiorire la parietaria.
Esistono, quindi, dei periodi di sovrapposizione delle pollinazioni che per un paziente sensibile a più pollini (poli-sensibile) sono i più “pesanti”. A tale proposito vorrei ricordare che esistono oggi dei veri e propri calendari pollinici e previsioni polliniche che, come per le previsioni meteo, ci informano sulla presenza o meno di un tipo di polline nell’atmosfera. Esistono addirittura delle App per i nostri smartphone».
L’allergia arriva ogni anno?
«La ricorrenza stagionale è una regola. È pur vero comunque che, se in un anno i giorni di pioggia sono più frequenti, i sintomi possono essere minori perché in seguito alle piogge il polline tende a scendere a terra invece di circolare nell’aria. Attenzione però: un aumento dei sintomi a volte si può avere proprio a ridosso dei temporali, quando con le correnti ventose e i fulmini i pollini possono essere letteralmente rotti e aumentare la loro capacità di produrre sintomi, la loro allergenicità appunto.
In linea di principio la potenzialità di una specie vegetale di diventare allergizzante è sempre presente e varia secondo la posizione geografica, i cambiamenti climatici e ambientali. Questi fattori possono, anche nel giro di pochi anni, determinare un aumento di casi di sensibilizzazione a specie prima considerate a basso rischio».
Ci sono norme igieniche da seguire? Quali sono i luoghi da evitare?
«Essere allergico non significa dover vivere sotto una campana di vetro. È comunque consigliabile evitare di andare incontro a situazioni “spiacevoli”. In realtà le norme da seguire sono quelle di senso comune: giocare o fare footing nelle vicinanze di un prato, per un soggetto allergico alle graminacee, non è indicato. Così come non è indicato per un soggetto allergico all’acaro della polvere dormire su un materasso di lana, con un cuscino di piume. O ancora evitare di far “prendere aria” alle lenzuola fuori dalla finestra quando sappiamo essere il periodo di fioritura della specie alla quale siamo allergici».
Statisticamente, chi sono le persone più colpite?
«Anche se l’allergia può comparire a qualsiasi età, sicuramente il bambino e il giovane adulto sono statisticamente i soggetti più colpiti».
Che cosa fare per prevenire, se si può, e per curare?
«Prevenire l’insorgenza di un’allergia ai pollini è sicuramente difficile perché è legata all’habitat in cui viviamo, che espone i nostri geni e il nostro sistema immunitario a stimoli diversi e reiterati.
Una volta diagnosticata l’allergia ad un polline, però, si può cercare di prevenire che i sintomi compaiano l’anno successivo, evitando un’esposizione massiva all’allergene. Facendo un semplice esempio, in un paziente allergico ai pollini, una vacanza al mare è preferibile ad una in montagna.
Esistono ad oggi alcuni vaccini che consentono di “rieducare” il sistema immunitario e pertanto migliorare e spesso guarire la sintomatologia allergica. Abbiamo comunque a disposizione numerosi farmaci che controllano molto bene i sintomi dell’allergia e quindi permettono al soggetto allergico di avere una vita normale (lavorare, studiare, viaggiare, fare sport…)».
Esiste la cura fai da te o bisogna sempre ricorrere al medico?
«Direi che anche in questo caso, come quasi sempre in medicina, è bene evitare il fai da te. Il consiglio del medico di medicina generale e, se necessario, dello specialista allergologo evita importanti errori, che possono a volte addirittura peggiorare i sintomi o portare a conseguenze anche a lungo termine. Piuttosto che prodotti da banco, che danno di solito un sollievo immediato, ma non “curano” l’allergia, potrebbe essere più giusto impostare un percorso terapeutico, a volte più lungo ma sicuramente più efficace. I farmaci a disposizione del medico sono tanti e sempre più mirati e con possibilità di ridurre o azzerare gli effetti collaterali».
Che cosa comporta l’allergia?
«Come già sottolineato, l’allergia è un processo immunitario cronico, che dà il via ad un’infiammazione persistente a livello degli organi coinvolti, che per l’allergia respiratoria sono principalmente il naso, gli occhi e i bronchi. Se non curata, può determinare un peggioramento della qualità della vita del paziente a causa dei sintomi, e addirittura, può favorire sovra infezioni da parte di virus o batteri, portando ad esempio a sinusiti o congiuntiviti oppure a sintomi asmatici».
L’allergia è causa anche di asma? Se sì, che fare?
«Se nel soggetto allergico l’allergene polline arriva direttamente ai bronchi, si può determinare un anomalo meccanismo di difesa, con la produzione di muco, sostanze infiammatorie e contrazione della muscolatura dei bronchi (broncospasmo). Questa reazione può essere di lieve entità: il paziente percepisce sintomi più lievi, come un occasionale “fischio” durante la respirazione, un lieve affanno, un tossetta stizzosa; o di entità maggiore, e allora, il paziente può percepire un’importante difficoltà respiratoria o un senso di pesantezza al petto.
Anche e soprattutto nel caso di dispnea è utile che il paziente si rivolga allo specialista allergologo, al fine di valutare se i sintomi possano essere riconducibili all’asma allergica.
Nel nostro reparto abbiamo a disposizione una serie di moderni strumenti diagnostici -spirometro e analizzatore di ossido nitrico esalato- che ci consentono di valutare la funzione respiratoria, lo stato di infiammazione bronchiale e l’eventuale risposta alla terapia».
Chi è allergico ai pollini può avere anche un’allergia alimentare?
«I pollini come tutti gli allergeni sono composti di proteine. Queste proteine possono, in alcuni casi, essere comuni sia al polline sia ad alcuni alimenti vegetali, proprio perché appartengono tutti al regno vegetale: è una questione filogenetica.
Può accadere, quindi, che un paziente che sia sensibilizzato ad un polline possa avere dei sintomi mangiando qualche alimento di origine vegetale (frutta e/o verdura), ma questa non è una regola e quindi non tutti i pazienti allergici ai pollini devono per forza essere allergici anche agli alimenti. Ciò che tengo a sottolineare è che non si deve evitare a priori di magiare frutta o verdura.
Quando però compaiono alcuni di questi sintomi, come un leggero prurito orale (ad esempio può accadere ad un paziente allergico alle graminacee che mangia il melone) fino, purtroppo, nei casi più gravi allo shock anafilattico, è utile una valutazione allergologica, al fine di definire un eventuale rischio di reazione agli alimenti sospetti e valutare la necessità di instaurare un’opportuna dieta alimentare e una terapia di emergenza».