Aspettare un bambino è un’esperienza psicologicamente complessa e ricca di sfumature normalmente accompagnata da timori e preoccupazioni, anche in circostante ordinarie. La mamma, in particolare, affronta un profondo cambiamento corporeo mentre si prepara ad assumere un nuovo ruolo e ridefinire la propria identità: un percorso caratterizzato da emozioni anche contrastanti e da una potenziale maggiore vulnerabilità. Ma come vivono la gravidanza e la nascita i neogenitori che si trovano a vivere questo intenso percorso emotivo durante l’emergenza Covid?
Studi effettuati dall’inizio della pandemia (Università di Alberta, Università Federico II di Napoli) hanno, come prevedibile, rilevato un aumento del disagio emotivo associato alla gravidanza, con un peggioramento della salute mentale delle gestanti e delle neomamme: disturbi d’ansia e depressione post-partum sono quasi triplicati nei primi mesi del 2020. Le donne più a rischio di ripercussioni sono quelle positive al virus o in attesa di tampone, che temono per la salute propria e del bambino, ma anche tra le altre, i due terzi riferiscono un aumento dell’ansia, specialmente nel primo trimestre di gravidanza. Tutte vivono con disagio il dover affrontare il travaglio e il parto senza la presenza del papà o di altri familiari, vietata dalle norme per il contenimento del virus. C’è il timore di non poter scegliere il tipo di parto desiderato, di non poter partorire nella struttura prescelta, di non essere seguite adeguatamente, di contagiarsi durante i controlli, la paura di essere separate dal figlio in caso di positività.
Anche nel momento del ritorno a casa, altra fase delicata dal punto di vista emotivo, l’isolamento determinato dalle norme anti-covid priva i neogenitori del supporto della rete sociale e contribuisce ad alimentare il disagio. Aumenta anche il rischio di non intercettare un’eventuale depressione post-partum o altri disturbi mentali e difficoltà psicologiche (la sola depressione, prima della pandemia, interessava in media il 13% delle puerpere), essendo significativamente ridotta la possibilità che familiari o amici osservino segnali preoccupanti e agiscano perché vengano forniti supporto e cure. D’altro canto, c’è anche il timore di ricevere in casa altre persone per il rischio di contagio.
La gravidanza è un’esperienza di profondo cambiamento, una vera trasformazione fisica e psichica che può suscitare, normalmente, molteplici ansie. La paura o l’esperienza di contrarre una malattia potenzialmente grave si aggiungono ed amplificano il senso di vulnerabilità e di mancanza di controllo. I corsi di preparazione al parto, fornendo informazioni e una condivisione con il gruppo, hanno normalmente anche la funzione di permettere una percezione di controllo su quello che accadrà con il parto e successivamente. Ora i corsi in presenza sono sospesi e molte gestanti e neomamme si organizzano autonomamente, cercando i corsi online e scambiando informazioni ed esperienze nei gruppi presenti sui social.
Non c’è solo la paura: molti neogenitori provano un senso di rabbia per l’ingiustizia subita e il senso di colpa di non sapere offrire al proprio bambino una condizione di sicurezza e protezione. I neogenitori si trovano a dover ridefinire tutte le fantasie con cui avevano immaginato la vita con un bimbo. Spesso sono demoralizzati, nel toccare con mano quanto le necessarie restrizioni limitino le possibilità di scelta. Si sentono anche in colpa di privare i loro piccoli delle opportunità che tutti gli altri hanno sempre avuto, soprattutto riguardo alle relazioni con i nonni e alla socializzazione, fino a chiedersi quale mondo stanno offrendo ai loro bimbi e rimpiangere di non aver rimandato a tempi migliori la scelta di avere un figlio.
Cosa aiuta a vivere meglio l’attesa di un bimbo durante l’emergenza sanitaria? Sapere i dati della ricerca e informarsi sul virus dai canali ufficiali, ma limitando i tempi di esposizione a notizie angoscianti; prepararsi sfruttando i numerosi corsi di preparazione alla nascita presenti online; usare il maggior tempo passato in casa o in solitudine per dedicarsi al benessere proprio e del proprio bambino, sfruttando il maggiore tempo a disposizione per prepararsi alla nascita; mantenere ruotine e abitudini più possibile, perché danno una sensazione di controllo e sicurezza; usare tutti i canali offerti dalle tecnologie per connettersi a familiari o altri neogenitori, se si desidera una condivisione; accettare di provare emozioni scomode, riconoscerle e legittimarle sapendo che è normale e umano provarle, specialmente in un periodo così stressante; nel caso la sofferenza psicologica diventi significativa, non esitare a chiedere un supporto psicologico.
Dott.ssa Lucia Montesi Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Per appuntamento tel. 339.5428950
Prestazioni psicologiche anche online