“Sei troppo sensibile”, “Te la prendi per tutto”, “Pensi troppo”, “Sei troppo suscettibile”, “Devi farti una scorza più dura o vivrai male”: alcune persone se lo sentono ripetere costantemente, fin da bambine, e finiscono per sentirsi strane, diverse e incomprese. Sono le cosiddette Persone Altamente Sensibili (PAS), quelle che presentano un alto livello di reattività emotiva agli stimoli, per cui basta poco per ridere, piangere, commuoversi, arrabbiarsi, gioire, rattristarsi.
A differenza dei Cercatori di Sensazioni dell’articolo precedente, che sono sempre alla ricerca di stimoli esterni intensi e coinvolgenti per sentirsi vivi, le persone ipersensibili hanno un’elevata reattività agli stimoli sia esterni che interni, tutto gli arriva amplificato, percepiscono in modo molto intenso e coinvolgente anche dettagli minuscoli che altri non noterebbero neppure.
A dispetto della sensazione di essere diverse dagli altri, in realtà le persone altamente sensibili non sono affatto rare: sono circa il 15-20% della popolazione. L’elevata sensibilità è un tratto della personalità genetico, innato e non modificabile, legato a un diverso modo di funzionare del sistema nervoso. Pertanto, i suggerimenti degli altri che incitano a “prendersela meno” sono vani e anche controproducenti, insinuando il senso di colpa su qualcosa che non è modificabile con uno sforzo di volontà. Gli studi hanno infatti evidenziato che le persone altamente sensibili hanno un diverso modo di processare le informazioni. Il loro cervello elabora le informazioni in modo più approfondito e minuzioso degli altri, coglie maggiormente i dettagli, riflette di più; il loro lavoro cognitivo è intenso e continuo, e perciò anche logorante. Presentano una maggiore attivazione dei neuroni specchio, quelli che permettono di comprendere e interpretare i comportamenti degli altri, e una maggiore attività dell’insula, area cerebrale che elabora pensieri, percezioni, sentimenti.
Le persone ipersensibili vengono etichettate anche come timide, introverse e ansiose, attribuzioni basate sul pregiudizio che non corrispondono alla realtà. Buona parte degli altamente sensibili sono in realtà estroversi, e i segnali che sono scambiati per ansia (arrossire, avere il batticuore, piangere o spaventarsi per cose di poco conto) possono essere semplicemente l’esito di una reattività molto elevata agli stimoli. Anche se possono sviluppare secondariamente inibizione, timidezza e disagio, questi vengono appresi in un momento successivo, mentre l’alta sensibilità è un tratto presente già alla nascita e non modificabile.
Le persone altamente sensibili pensano molto prima di agire e decidere, colgono sfumature che agli altri sfuggono, sono intuitive, creative e allo stesso tempo coscienziose, hanno una vita interiore ricca e profonda. Sono molto empatiche, colgono facilmente i sentimenti degli altri e rischiano di farsene travolgere. Percepiscono i bisogni degli altri e tendono a offrire aiuto e partecipazione emotiva, ma possono soffrire per l’eccessivo coinvolgimento e perché di rado trovano negli altri la stessa sensibilità ed empatia: sono più vulnerabili, soffrono per le critiche, gli inganni, le ingiustizie. Da un lato gradiscono la solitudine e non la temono, dall’altro hanno una grande capacità di connettersi emotivamente con gli altri, di ascoltare, di lavorare in squadra, di mediare i conflitti. Vivono con intensità e passione cose che per molti sarebbero insignificanti: guardare un paesaggio, ascoltare una musica, ricevere un piccolo gesto gentile.
Vivendo tutto in modo amplificato, c’è il rischio di essere sopraffatti, soprattutto di fronte a stimoli intensi, complessi o molto coinvolgenti. Anche le condizioni ambientali come la luce o il rumore troppi intensi, il disordine, la folla, la fretta, possono essere molto disturbanti per chi ha un’alta sensibilità, fino a provocare addirittura dolore fisico. Perciò sentono spesso il bisogno di alternare le occasioni sociali con momenti di solitudine in ambienti più tranquilli e ordinati, per ricaricarsi o per svolgere al meglio e con maggiore concentrazione i loro compiti.
Le persone altamente sensibili risultano svantaggiate in una cultura che non valorizza la sensibilità, che esalta le stimolazioni forti, l’aggressività, che premia la velocità: in questo contesto, possono andare incontro a una bassa autostima, sentendosi inadeguate, sforzandosi di nascondere la propria sensibilità come una debolezza, per compiacere gli altri.
Anche se non si tratta di una patologia, le persone ipersensibili possono vivere meglio se adottano accorgimenti per proteggersi da uno stress eccessivo e dal logoramento mentale: imparare a mettere dei confini senza lasciarsi fagocitare dai bisogni degli altri; imparare a regolare l’empatia; ascoltare e dare spazio anche ai propri bisogni; concedersi spazi di riposo per controbilanciare il continuo, stancante lavorìo mentale; smettere di compiacere gli altri accettando e valorizzando la propria peculiarità.
Dott.ssa Lucia Montesi
Psicologa Psicoterapeuta
Piane di Camerata Picena (AN)
Montecosaro Scalo (MC)
Consulenza anche via Skype
Tel. 339.5428950