Con l’arrivo della primavera tornano puntualmente le allergie respiratorie. Starnuti, naso che cola o ostruito, prurito e a volte respiro sibilante, trasformano l’inizio della bella stagione in un incubo per tanti allergici. Un’esplosione sintomatologica che interessa un marchigiano su quattro. Un dato che rispecchia l’andamento nazionale e che coinvolge il 25% della popolazione. Negli ultimi 20 anni le allergie respiratorie hanno mostrato un trend di crescita costante, che, come spiega il dottor Leonardo Antonicelli, responsabile f.f. dell’Unità Operativa Complessa di Allergologia degli Ospedali Riuniti di Ancona «fa ritenere credibile la previsione secondo la quale nel 2050 metà della popolazione potrebbe essere affetta da rinite allergica».
Un dato decisamente allarmante, se si pensa all’impatto che questa patologia ha sulla qualità di vita del paziente, nello svolgimento delle normali attività scolastiche, lavorative e ricreative, con ripercussioni negative anche sul riposo notturno. Non solo, come spiega l’allergologo, è dimostrato che la rinite allergica possa essere un «fattore favorente lo sviluppo successivo di asma allergico e di allergia alimentare, specie verso frutta o verdura, per la presenza di allergeni cross-reattivi con quelli dei pollini».
I pollini più comunemente coinvolti sono quelli di cupressacee, betulacee, graminacee e parietaria, ma oltre ai pollini «nel periodo primaverile – estivo possono provocare allergie anche le spore fungine, come ad esempio quelle dell’alternaria e del cladosporium».
Una malattia, quella della la rinite, che può essere scatenata dall’allergia verso un solo polline o, come avviene sempre più spesso, «nel 70% dei casi da allergia verso più pollini o pollini ed allergeni non stagionali, come acari della polvere e derivati allergizzanti di animali domestici».
Inquinamento atmosferico e particolato prodotto dai motori diesel (DEP), sono stati accusati dell’incremento della rinite allergica a causa della loro capacità di interazione con il sistema immunitario. Una responsabilità che condividono con lo stile di vita tipico della cultura occidentale che, come spiega il dottor Antonicelli, comprende molteplici aspetti: «vita sedentaria in ambienti chiusi, miglioramento degli standard igienici che, insieme al consumo di antibiotici, hanno comportato la pressoché totale scomparsa di numerose patologie, in particolare di quelle parassitarie ed infettive, con modifiche del microbiota, ovvero della comunità di microbi residenti a livello intestinale, che ha un ruolo fondamentale sul sistema immunitario. Questi cambiamenti ambientali provocano lo squilibrio del sistema immunitario, che reagisce producendo impropriamente anticorpi IgE, specie contro componenti innocui di pollini, polvere domestica, derivati degli animali domestici, attivando una infiammazione sulle mucose respiratorie, che sono le superfici di contatto tra questi agenti e l’organismo.
Un esempio dell’importanza dei fattori ambientali è rappresentato dalla comparsa di sintomi allergici negli immigrati. Nonostante provengano da territori in cui la presenza di malattie allergiche è molto bassa, dopo pochi anni di residenza, presentano lo stesso livello di patologie allergiche della popolazione del paese che li accoglie.
In questo contesto appare di grande importanza la raccomandazione, scaturita dalla conferenza sul clima di Parigi del 2015, di sospendere la produzione di auto con motori diesel entro il 2025. Forse i futuri allergologi registreranno una inversione di tendenza nella crescita delle patologie allergiche» auspica il dottor Antonicelli.
Le strategie terapeutiche per la cura delle allergie respiratorie sono essenzialmente due: la terapia farmacologica e la terapia immunologica con allergeni. «La prima è una terapia sintomatica – precisa l’allergologo – che funziona sulla rinite indipendentemente dall’allergene responsabile, è abitualmente pertinenza del medico di famiglia e prevede l’impiego di antistaminici e spray nasali contenenti steroidi inalatori. Questi medicinali, abbastanza efficaci e di solito ben tollerati, trovano indicazione in particolare per la patologia di grado lieve e medio. In caso di forme più gravi, o scarsamente responsive alla terapia farmacologica, si può attivare la AIT, terapia immunologica con allergeni, che è invece di pertinenza specialistica, in quanto prevede preliminarmente l’individuazione dell’allergene responsabile attraverso i test cutanei o sierologici e quindi la sua somministrazione controllata, secondo modalità personalizzate, che richiedono la competenza dello specialista. Tratto distintivo principale dell’AIT – conclude il dottor Antonicelli – è la possibilità di modificare l’evoluzione della malattia; in particolare è stata ampiamente documentata la sua capacità di mantenere il paziente stabilmente asintomatico, o paucisintomatico, per vari anni dopo la sua sospensione ed il suo effetto preventivo sulla possibile evoluzione della rinite allergica verso l’asma allergica».